Una scena che fa ridere e riflettere allo stesso tempo.
Il grande tema irrisolto è l’etica del venditore, e quanto sia giusto stimolare bisogni che non esistono ancora.
Ovviamente non è una condanna al “marketing”, ma alla modalità con cui la venditrice agisce.
Dunque è accettabile stimolare bisogni, ma senza che questo procuri un danno al cliente finale.
Guardiamo la cosa da questa prospettiva:
“prodotti progettati per durare solo un tempo limitato”
“automobili riparate per percorrere pochi km”
e tutti i danni collaterali di medicine che alleviano il sintomo, ma peggiorano la causa.
Tutti esempi che si muovono nella direzione di una “martellata sul campanello”, proprio come nella scena.
Può il “marketing scorretto” spingersi a tanto?
Quali conseguenze a lungo termine?
Alla tua platea le riflessioni.
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