Scena sulla comprensione: Sono solo parole

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Di Virginio De Maio

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Qualche anno fa Noemi si piazzò al 3° posto della kermesse sanremese. La sua canzone recitava “Sono solo parole le nostre”.

Etichette, titoli, barattoli vuoti insomma, su cui scriviamo una parola. Ma all’interno di quei barattoli ci sono significati diversi da persona a persona. Da queste diversità, ma soprattutto dall’incapacità di accettarle e condividerle, emergono migliaia di conflitti civili, familiari e professionali.

Le persone cominciano a frequentarsi pensando che “rispetto”, “divertimento”, “famiglia” siano valori condivisi da entrambi, ma pochi scendono in profondità per arrivare a comprendere cosa soddisfi quel valore, cosa va messo nel barattolo per soddisfare l’altro.

Tu dici di amare il divertimento, e senti soddisfatto questo valore quando ti ritrovi a tavola con gli amici
Il tuo partner dice di amare il divertimento, e si sente soddisfatto/a quando si parte per il week end

Chi ama il divertimento dei due? Entrambi. Ma quando nessuno dei due si prende la briga di scendere in profondità le relazioni peggiorano, e il brutto è che questo accade quasi sempre in maniera inconsapevole.

Cosa vuol dire “negro”?

A me quelli sconfinferano, sono persone superiori, dice Alex

Sì, ma è la parola, non dovresti usare quella parola, risponde Jonathan

e ancora Alex: “Che hanno di male i negri?

Emerge chiaramente che il problema non è la “parola negro”, ma il significato che ognuno dei due gli sta attribuendo. Per certi versi Alex, ucraino, esperto nell’arte di arrangiarsi, ha vissuto una vita povera di esperienze e non ha conosciuto tutte le “brutture” dell’apartheid, le sevizie destinate agli afroamericani. Non può immaginare che all’interno di quel barattolo, con su scritto “negro”, ci sia qualcosa di negativo e razzista, piuttosto “negro” per lui è qualcuno diverso in senso positivo.

Al contrario Jonathan, ha associato alla parola “negro” l’odio dei bianchi, la cattiveria gratuita di uomini privi di scrupoli, e preferirebbe che Alex usasse una parola più delicata e meno offensiva.

Ma sono solo parole, hanno il peso che hanno. Dovremmo avere sempre la flessibilità di approfondire per conoscere a fondo l’esperienza dell’altro. Tutto per migliorare la relazione, ma anche per arricchire noi stessi. Eppure spesso non siamo capaci di fare altro che pensare di sapere tutto, di conoscere tutto, e di avere la verità in tasca.

Ieri pioveva a dirotto e mentre io sorseggiavo il mio caffè, al caldo, guardavo dalla finestra passare le macchine. Ad un tratto ho visto un uomo sulla quarantina, scuro in volto, trascinarsi dietro uno di quei carrelli della spesa pieno di volantini. Sembrava preoccupato, ma continuava velocemente a spostarsi da un portone all’altro per fare il suo lavoro.

Chissà quante volte quell’uomo è stato giudicato. Anche io ho avuto paura che la sua fosse una copertura per arrivare a chissà quale scopo. Ma come faccio a giudicare? Dall’etichetta? Dal suo volto scuro? E poi mi chiedo cosa ci sarà in quel barattolo?

Forse figli, disperazione, voglia di riemergere, oppure semplicemente la scelta di vivere senza troppe responsabilità? Avrei voluto chiederglielo. Avrei voluto dargli una pacca sulla spalla e dirgli che tutto accade e tutto passa. Ma forse lo avrei offeso.

Eppure la gente giudica. Ops, ho detto “la gente”, tutta ? No di certo. Sicuramente una gran parte di noi sono persone flessibili, incapaci di affrettare risposte e sentenze, ma che la maggioranza abbia “vocabolari difettosi” per interpretare la vita, questo lasciamelo passare.

Tanti attribuiscono alle “parole” il significato che vogliono, quello che gli fa più comodo. Il più delle volte il significato  giusto è quello che mi solleva dalle mie responsabilità e le addossa a qualcun altro.
Possiamo vederlo nei recenti “teatrini politici”, tutti con le loro belle parole, “lavoro”, “impresa”, “dignità”, “pensioni”, ma gli italiani sono stanchi di queste menate. Non è il barattolo, ma quello che c’è dentro a fare la differenza!

Quindi ho scritto questo post per invitarti a scendere in profondità delle cose, a non dare nulla per scontato. Aprirsi alle differenze è la vera ricchezza dell’essere umano, e spesso pur vivendo nell’abbondanza decidiamo di ascoltare solo quello che ci somiglia di più. E’ un vero peccato.

Jonathan dovrebbe accettare la parola “negro” una volta saputo che per Alex significa “superiore”

così come Alex dovrebbe accettare che ci siano “commercialisti donne e netturbini gay”

Se vogliamo migliorare, progredire e persino rinascere come nazione l’unica strada è quella della “flessibilità” e della “comprensione”.

Quindi sentiti libero di condividere questo post, anche se non sei d’accordo con il mio punto di vista 🙂

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Virginio

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7 commenti

  • Alfio 8 anni fa

    come giudicare la copertina dal libro ; negli ultimi anni la nostra società è diventata superficiale, banale e cinica

    io sono vecchiotto e ai miei tempi una serata non bastava a raccontarsi. Oggi è tutto veloce, si giudica subito dall’apparenza e a volte è proprio un male .
    Credo che seguirti , mi serva anche a questo . Fermarmi di tanto in tanto a riflettere e rallentare il passo . Grazie

    Rispondi
  • Francesca 8 anni fa

    Bellissimo articolo, Virgino!

    E’ da tempo ormai che penso che ciascuno di noi non dovrebbe fermarsi alle parole, ma guardare alle intenzioni che stanno dietro di esse.

    Le parole a volte vengono usate in maniera impropria, a volte si dicono per rabbia, a volte senza troppo pensarci.
    Sulle intenzioni non c’è così tanta possibilità di sbagliarsi: o sono buone o sono cattive.

    Si eviterebbero tanti tanti malintesi se non ci fermassimo a sindacare le parole, ma provassimo a scendere più a fondo e capire quali sono le vere intenzioni di chi le ha pronunciate.

    Ma questo livello superiore della comunicazione in cui L’EFFICACIA DELLA STESSA E’ DEMANDATA SOPRATTUTTO A CHI ASCOLTA, è così distante dal comune sentire che quei pochi che ne hanno compreso la valenza finiscono per passare per gli Alex della situazione.

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  • Virginio De Maio 8 anni fa

    bellissima lettura la tua Francesca !

    l'”Alex” della situazione oggi lo troviamo in molti contesti, non solo quello della “comunicazione” , anche in quello “sociale” in genere. Prendiamo una “persona” sensibile ai bisogni degli altri , a volte è derisa, oppure un individuo che vuole essere nel “giusto” a volte vede calpestare i suoi e gli altrui diritti.
    Ma io dico per fortuna che ci sono, altrimenti davvero faremmo fatica a separare il bene dal male ….

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  • Sabrina 7 anni fa

    Grazie per il lavoro che fai, l’articolo è un bellissimo invito alla riflessione… Approfondire il contenuto del “barattolo” sicuramente fa evolvere qualsiasi tipo di relazione… Buon anno!

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    • Virginio De Maio 7 anni fa

      Grazie a te Sabrina e uno straordinario 2017!!

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  • Giulio Tarnai 2 anni fa

    da rifetterci un pò su!!!

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  • Giusy D' Elia 1 anno fa

    Ho trovato molto profondo questo articolo e la scena. Poco tempo per descrivere il tutto che avviene quando comunichiamo con chi ci sta di fronte. Su queste diverse valenze nascono conflitti e disagi, malumori che ci portano a sprecare un tempo prezioso che ci viene donato. Grazie per questi stimoli e per questa missione che hai accolto.

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