Cosa volevi diventare ? Di fronte a questa domanda di solito torniamo indietro nel tempo, in contatto con i nostri ricordi di bambini. Nella nostra fantasia eravamo liberi di immaginare chissà quali mondi futuri dove eravamo impegnati a svolgere lavori che ci piacevano, che facevano del bene anche agli altri. L’ideale nella vita sarebbe riuscire ad avere sempre un allineamento con i nostri sogni infantili.
Infatti quando iniziamo a crescere e, purtroppo, quando diventiamo adulti, sembra che questa possibilità di fare ciò che vogliamo non sia più contemplata: “Non avere grilli per la testa”, “Bisogna avere i soldi per mangiare e per le bollette”, “C’è crisi e quindi non bisogna accontentarsi di ciò che c’è”.
Di colpo l’attenzione si sposta dal sogno e da ciò che ci emoziona e che ci piace: ci concentriamo sul fare soldi, sulla sopravvivenza, sulle cose che dobbiamo comprare che sembra siano diventate più importanti di ciò che possiamo e vogliamo essere. Perdiamo di vista l’allineamento con le nostre speranze future.
È a questo punto che vi propongo di immedesimarci tutti nella scena che ho scelto per voi, tratta dal film “Fight Club”: i due protagonisti, Edward Norton e Brad Pitt, cercano, con gesti sempre più estremi, di scuotersi e scuotere le persone dal torpore che i ritmi del “tempo” creano. Così possono tornare a sentirsi e a sentire.
Ed ecco che per un attimo noi diventiamo il gestore del negozio con una pistola puntata alla tempia, cui viene rivolta la fatidica domanda :
“Cosa volevi diventare?”
Tu cosa volevi diventare?
Cosa ti sei dimenticato di diventare?
Quale era il nostro allineamento?
Lasciamo emergere ciò che arriva, i nostri ricordi, le promesse che ci siamo fatti; sentiamo se tutto quello o una buona parte di quello che avevamo pensato si è realizzato o no. E, soprattutto, soffermiamoci a sentire se quello che siamo oggi ci soddisfa o meno. Ci fa sentire felici, vivi.
Uno strano modo di motivare le persone al risveglio quello di Tyler: una pistola contro. Ma la nostra natura è portata a cambiare molto più velocemente quando si trova di fronte al dolore.
Se questo non avviene, forse abbiamo bisogno di chiederci cosa possiamo modificare per allinearci sempre di più a questa visione che abbiamo di noi. E tutto questo prima che arrivi una minaccia concreta a farci fare questa domanda. Eventi come una malattia, un licenziamento, una separazione o un lutto possono essere, infatti, visti metaforicamente come “una pistola alla tempia”.
In queste situazioni la sofferenza e il dolore ci spingono a ricominciare e a essere tutto quello che fino a quel momento non siamo riusciti a fare. Solo che realizzarlo in quei momenti diventa più difficile, perché l’emotività è più forte e intensa, come anche il rischio di sentirsi vittima degli eventi. Ecco quindi che nel sogno dei due protagonisti, ed anche nel mio, è importante iniziare “pro-attivamente” a farci questa domanda, evitando scossoni, addolcendoli.
Non aspettare una pistola alla testa per “riprendere gli studi o quell’hobby, fare quell’esperienza, imparare a suonare quello strumento, richiamare quella persona “.
Allinearci con quello che in qualche modo sentiamo, è essenziale per noi e anche per ogni azienda e formatore che si trovi a gestire “capitale umano”. Dove c’è questo allineamento c’è un ambiente migliore, una maggiore produttività e resilienza, e un grado minimo di conflitto e di lamentela. Il contrario avviene invece quando c’è un profondo disallineamento tra ciò che sentiamo di voler essere e ciò che realmente facciamo.
Inseriamo questa domanda tra quelle che ogni tanto abbiamo bisogno di rivolgerci nel nostro dialogo interiore: aiuterà noi, aiuterà la società che tutti insieme, ogni giorno, creiamo.
E tu, cosa volevi diventare?
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“Fight Club” è un film del 1999 diretto da David Fincher, basato sull’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk. È stato sceneggiato da Jim Uhls e prodotto da Art Linson e Arnon Milchan.
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