E’ proprio in questi casi che il modo in cui si esercita la leadership può fare la differenza e sostenere le persone nel raggiungere la meta nonostante le difficoltà .
Cosa rende inefficace la modalità di gestione del team agita dal primario Marco Sardoni?
E come fa invece, Andrea Fanti, medico declassato ad aiuto degli specializzandi, a ispirare la squadra all’azione?
Partiamo da Marco e dai comportamenti che agisce :
- minaccia “dammi una spiegazione per quello che è successo o ti sbatto fuori” utilizzando il potere gerarchico;
- di fronte ad un errore cerca uno o più colpevoli “perché nessuno lo ha aiutato? Dov’ è Lazzarini? Lorenzo? Giulia tu dov’eri?”
- perde il controllo e alza la voce quando non ha contenuti per sostenere le sue obiezioni “lo devi dire a Teresa, non è un problema nostro!”
- cerca di creare alleanza contro un “nemico esterno” quando si accorge di non avere nessuna influenza sulle persone: “lo so che siamo tutti sotto pressione ma non possiamo cedere proprio adesso, il nostro reparto è sotto osservazione, noi oggi dobbiamo tentare di ottenere il massimo dei risultati”
Non accade nulla. Anzi il clima precipita ulteriormente.
Quante volte anche tu hai subito o agito questi comportamenti? Che impatto hanno avuto?
Dal fondo della stanza Andrea, che ascoltava in silenzio, esordisce con una domanda che spiazza Sardoni e forse anche noi:
“perché hai deciso di fare il medico Marco? …per compiacere i parenti? per ottenere il massimo dei risultati?”
La voce si fa calda e profonda: “le cose sono le stesse dai tempi di Ippocrate, ci siamo noi e c’è quella grandissima stronza della morte. Ci sono giornate come questa dove sembra inarrestabile lo so. Ma non è così perché ci siamo noi. Tutti i libri che abbiamo letto, tutto lo studio, la pratica, la teoria è servito tutto a guardarla in faccia e dirle: NON OGGI! Non importa quanto siano disperate le condizioni di un paziente, NON OGGI! Non importa se neanche i pazienti ci credono più, NON OGGI! Qualcuno di noi cederà, altri reggeranno bene la pressione ma non importa noi oggi dobbiamo aiutarci … voi dovete ricordarvi sempre perché siamo qui, per metterci in mezzo tra i pazienti e la stronza, questo è essere medici.”
Arriva un’altra ambulanza e la squadra ora è davvero pronta per ripartire.
La leadership esercitata da Andrea è una leadership capace di ispirare, è una leadership che sa dare alla squadra un senso di appartenenza e uno scopo che trascende gli incentivi esterni o i vantaggi da conquistare, Andrea sa dare un perchè. Non è infatti sufficiente a generare identificazione e a muovere le persone asserire che il reparto è sotto osservazione. Preservare il reparto è un risultato non un perché. Andrea ricorda invece ai suoi colleghi perchè fanno i medici, qual è la causa o il credo che guida la loro carriera: preservare e salvare vite umane. Permette a chi ha valori simili di potersi immediatamente riconoscere.
I leader capaci di farci sentire ispirati sono proprio quei leader che ci fanno sentire parte di un progetto più grande e proprio quel sentimento ci sostiene e ci mantiene in rotta nei momenti di pressione e di difficoltà.
Marco Sardoni in primis non sembra evidenziare una chiara consapevolezza del perché la sua organizzazione esiste e del perché lui ha scelto di fare il medico: chissà aveva passione per il camice bianco; e tale mancanza si declina nelle parole e nei comportamenti che agisce rispetto alla sua squadra.
Andrea invece ha chiara la ragione che lo spinge a fare le cose e questo gli permette di muovere all’azione le persone che condividono le sue stesse aspirazioni. Esprime consapevolezza, coerenza e la trasmette con chiarezza.
A questo proposito utilizzando le parole di Sinek (Partire dal perché) viene naturale una riflessione ancora più ampia sul tema motivazione:
“Le grandi aziende non assumono persone qualificate per poi motivarle; assumono persone motivate e le ispirano. Le persone sono motivate o no lo sono. Se non date alle persone qualcosa in cui credere, qualcosa per cui lavorare che sia più grande delle loro mansioni, si motiveranno a cercare un nuovo lavoro e voi vi ritroverete solo con quelli che resteranno”
E non importa quale sia nello specifico il settore di business nel quale operiamo, il ruolo o il livello che ricopriamo. La ricordate la storia degli scalpellini?
Come vuole la leggenda, durante la costruzione della fabbrica di San Pietro, fu rivolta a turno a tre scalpellini la stessa domanda: “Che cosa stai facendo?”
- “Come vedi, taglio e spacco le pietre”, rispose il primo con noia e demotivazione
- “Guadagno da vivere per me e per la mia famiglia” rispose il secondo palesando il risultato del suo operato
- “Sto costruendo una cattedrale!” esclamò con fierezza il terzo
A fronte di una identica attività, quello che fa la differenza in termini di orgoglio e motivazione è il senso che si attribuisce a quell’attività e la consapevolezza di contribuire ad una causa superiore nella quale si crede e ci si riconosce.
Ed ora buona riflessione…
Perché la tua azienda esiste? E perché hai deciso di farne parte? E perché i tuoi collaboratori hanno scelto il loro lavoro?
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