Scena sulla formazione: La vera forza di un formatore

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Di Debora Pellegrini

La vera forza per chi si occupa di formazione è la sua autenticità. Riflettiamoci insieme. Quando un formatore riesce ed essere efficace? Quando riesce a stimolare l’apprendimento e ad essere di ispirazione per i discenti che lo circondano ?

Per rispondere a  queste domande, chiediamo aiuto al film d’animazione “Kung Fu Panda 3” incentrato proprio sul tema dell’insegnamento e della formazione. Questo episodio della fortunata serie vede il protagonista, il panda di nome Po, alle prese con il suo nuovo ruolo di insegnante dopo che il suo maestro Shifu, annuncia il ritiro. In principio Po fa resistenza nell’accettare questo nuovo incarico, soprattutto perché non riesce a comprendere le parole che il suo maestro dice prima di ritirarsi:

L’insegnamento consiste nel fare diventare gli altri come sono loro e non come sei tu

Come mai queste parole creano così tanta confusione in Po? In realtà dovrebbe essere più semplice insegnare quando ci si concentra sugli altri e non su se stessi! Ma qui è racchiuso un concetto chiave di ogni percorso personale e professionale di ciascuno di noi: possiamo “dare” agli altri solo quello che prima abbiamo fatto nostro e abbiamo compreso. E tutto il nostro ricercare e insegnare spesso si conclude scoprendo “noi stessi”.

Nessun libro, nessuna lezione teorica, nessun concetto astratto può essere autenticamente e profondamente di supporto ad unaltra persona se prima non lo è stato profondamente e autenticamente per noi (che ci occupiamo di formazione).  Po è confuso e non sa cosa fare, proprio perché in realtà non sa “quello che è”, non conosce la sua storia  e questo non gli dà la forza, la tranquillità e la capacità di guidare gli altri per rafforzare sé stessi.

Po, infatti, è un panda che è stato cresciuto da un’oca secondo le tradizioni della sua famiglia e non ha mai conosciuto la sua provenienza perché è stato abbandonato da piccolo dai suoi genitori. Durante il film Po riscopre le sue origini, torna nel villaggio dei panda da dove proviene e qui recupera le sue radici riuscendo a ritrovare il suo centro e a comprendere chi è.

Nella scena proposta,  Po ritrova l’aiuto di entrambi i “genitori” e questo gli consente di  “integrare” simbolicamente entrambe le esperienze. Solo in questo momento, riesce a comprendere ciò che voleva dire Shifu e riesce così ad entrare nel suo ruolo di maestro, aiutando gli altri a potenziare quello che già sono, quello che in realtà sanno già fare.

Nell’epoca in cui viviamo, dove tutto è facilitato dalla tecnologia  e dove apparentemente non ci sono limiti, un limite morale a mio avviso dovrebbe esistere dentro di noi come formatori. Solo ciò che siamo in maniera autentica può essere utile agli studenti che incontriamo sul nostro percorso. Tutto ciò che è artificioso, che impariamo ad un livello intellettuale ma che “non entra” nel “cervello” della pancia, ma soprattutto in quello del “cuore” è destinato a non lasciare segni,  a non attecchire, se non forse per una stagione, per poi venire spazzato via alla prima tempesta.

Questa idea è ben rappresentata anche nel  film “Charles Dickens: l’uomo che inventò il Natale”. Il film racconta la storia di come Dickens, considerato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi. Prima di poter partorire il libro “Un canto di Natale” ha dovuto viverlo sulla sua pelle, lasciando che portasse luce dove c’era ombra. Solo così è stato in grado di regalarci un romanzo ispirato e che è stato in grado, appena dopo l’uscita nel dicembre del 1843, di contagiare milioni di persone con sentimenti di amore e di compassione, riportando così al Natale quei sentimenti di calore, di affetto e di famiglia a cui tutti ci siamo abituati.

L’invito quindi è, come persone prima e come formatori poi, di impegnarci ogni giorno ad essere autenticamente un po’ più noi stessi, per aiutare gli altri a fare lo stesso.

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Debora Pellegrini

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“Kung Fu Panda 3” Un film di Jennifer Yuh, Alessandro Carloni. Cina / USA, 2016

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