Che cosa può succedere quando si cambia punto di vista? Quando dal guardare solo il nostro ombelico cominciamo a guardare oltre? Quando si sposta il focus da ciò che è impossibile a ciò che è possibile? Succede che cominciamo a vedere quello che prima non vedevamo, iniziamo a vedere nuove possibilità e l’autocommiserazione, il sentirsi bloccati, cedono il posto a qualcos’altro.
Protagonista del cortometraggio “Il circo della farfalla” (2009), diretto da Joshua Weigel, è il percorso di cambiamento che intraprende Will, un uomo senza braccia e senza gambe, rassegnatosi ad una vita da fenomeno da baraccone per la sua straordinaria mostruosità, a una vita senza senso, convinto di essere inutile e di non avere alcuna capacità.
In questa prima scena Mr. Mendez, direttore del circo della farfalla, vuole consapevolmente provocare e “svegliare” dal suo torpore il giovane storpio che non vede alcuna speranza nella sua vita e che reagisce, perché si sente ferito ancora una volta:
“… ma tu? Maledetto alla nascita, un uomo, se così lo si può chiamare, a cui Dio stesso ha deciso di voltare le spalle”
“Smettila! Perché mi dici queste cose?”
E la risposta che riceve è illuminante, caratteristica di uno sponsor che vede nell’altro la bellezza che lui stesso ancora non vede, seminando in lui una possibile, nuova percezione di sé e della sua identità più profonda, e di un mentore che vuole stimolare in lui un cambiamento di convinzioni. Nel loro primo incontro, infatti, in un’altra scena, gli si era avvicinato e gli aveva detto “Sei magnifico”, ricevendo uno sputo in risposta. Ora, invece, Mr. Mendez gli risponde:
“Perché tu ci credi. Ma se soltanto vedessi la bellezza che può nascere dalle ceneri …”
e gli mostra che ogni membro del circo viene da storie disperate e problematiche almeno quanto la sua. E, di fronte al suo sentirsi “diverso dagli altri”, più sfortunato, più limitato, più impossibilitato, valorizza la sua diversità considerandola un vantaggio, una sfida ancora più grande:
“Più grande è la lotta e più glorioso il trionfo”
Eppure Will non ne è ancora convinto. Ancora non crede che anche lui può essere speciale e può andare oltre i suoi limiti; continua nella sua autocommiserazione, nel chiedere, elemosinare o pretendere aiuto che, in questa scena, gli viene negato, affinché trovi il modo di cavarsela da solo. Ed è lì che accade la magia: è in difficoltà, cade, nessuno lo aiuta ed è costretto a rialzarsi da solo e poi cade in acqua… e SCOPRE di SAPER FARE QUALCOSA anche lui: nuotare. E non sta nella pelle dalla felicità. E, mentre i suoi compagni esultano, esclama:
“Fermi, fermi, fermi!. Guarda! So nuotare!”
Finalmente Will vede qualcosa che prima non era in grado di vedere. Anche lui, che fino a un minuto prima pensava di essere una nullità, trova il suo posto, il suo ruolo nel circo della farfalla, con una nuova percezione di sé e la consapevolezza non soltanto di saper fare qualcosa ma di poter avere uno scopo. Così com’è può essere anche d’aiuto a chi, come lui, per qualche motivo ha perso la speranza e aiutarlo a vedere “la bellezza che può nascere dalle ceneri”. Non viene più presentato come il fenomeno da baraccone, come l’uomo maledetto al quale persino Dio “ha deciso di voltare le spalle”, ma un’anima coraggiosa che ha scelto di guardarsi dentro e di vedere la sua bellezza. Questo è il modo in cui Mr. Mendez introduce lui e la sua esibizione:
“Voi oggi sarete testimoni, in questo stesso istante, di un’anima coraggiosa, mentre sfida la morte salendo fino a 15 metri d’altezza e tuffandosi in questa pozza d’acqua”.
Metafora straordinaria per chi crede di dover rimanere bruco tutta la vita e invece impara a vedere da altri punti di vista, cambia le sue CONVINZIONI e SCOPRE di avere le ali, diventa consapevole delle sue qualità e si trasforma in farfalla, permettendosi così di volare, scegliendo di vivere invece che accontentarsi di sopravvivere secondo canoni e criteri di altri, permettendosi la libertà di essere se stesso e diventare ciò che è.
Emanuela Mazza
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“Il circo della farfalla” (The Butterfly Circus) è un cortometraggio del 2009 diretto da Joshua Weigel.
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