Scena sul problem solving: E se il decimo uomo fossi tu?

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Di Donatella Menza

Il World Economic Forum (The future of Jobs) ha fatto una stima di quelle che sarebbero state le 15 abilità necessarie per prosperare nella Quarta Rivoluzione Industriale. Particolarmente rilevante la posizione che occupa l’ Analytical thinking and innovation considerata più accessoria solo 5 anni fa e protagonista, insieme al problem solving complesso, nelle prime tre posizioni nel 2025.

Ma perché oggi più di ieri è diventato così strategico agire queste competenze? E soprattutto attraverso quali comportamenti concreti possiamo allenare quotidianamente queste capacità?

Sicuramente la complessità con la quale, a più livelli, ci stiamo confrontando ci dissuade dal pensare linearmente e per singole dimensioni e ci sfida piuttosto ad un pensiero multidimensionale che attraverso falsificazioni, dubbi e domande smonti e distrugga prima di costruire o ricostruire.

Mette in crisi l’ “abbiamo sempre fatto così” e un sistema previsionale basato solamente su quello che ha funzionato nel passato. E, ancora,  ci tiene in allerta rispetto ai bias cognitivi  spesso acerrimi nemici del pensiero critico.

Cominciamo sul focalizzarci su un aspetto del quale sicuramente molti di noi hanno fatto e fanno esperienza diretta.  Immaginiamo ora un gruppo, un gruppo di lavoro caratterizzato da elevata coesione e sincero coinvolgimento delle persone. Un gruppo che quasi fa invidia per la velocità con cui tutti tendono a convergere, attraverso un largo consenso, verso un’unica  visione condivisa.

Con un po’ di rammarico facciamo il fermo immagine alla nostra fantasia  e proviamo a vedere cosa può succedere quando la tendenza a raggiungere l’unanimità prevale sulla valutazione di ulteriori alternative di azione.

Gerry Lane, ex investigatore degli Stati Uniti è alla disperata ricerca del paziente zero. Ha una sola opportunità per salvare la vita della sua famiglia.  Un virus dalle origini sconosciute trasforma gli esseri umani in zombi, creature mutanti e feroci, decise a contagiare a qualsiasi costo i restanti umani. L’epidemia imperversa su tutto il globo. Bisogna isolare il virus e apprestare, nel più breve tempo possibile, un vaccino.

Da Filadelfia, passando per la Corea del Nord approda a Gerusalemme. Qui il capo del Mossad  Warmbrunn ha trasformato la città in una fortezza riuscendo a contenere l’impatto pandemico. Warmbrunn intercettando delle comunicazioni in India aveva infatti scoperto le avvisaglie dell’infezione settimane prima ed era intervenuto in via preventiva sulla protezione del territorio.

Ma perché “un ufficiale dell’alto rango del Moassad, definito una persona razionale, efficiente e tutt’altro che suggestionabile costruisce un muro perché legge un comunicato in cui è presente la parola zombi?” incalza tra lo stupito e il diffidente Gerry

Beh messa in questo modo sarei stato scettico anche io; negli anni ‘30 gli ebrei non credettero di poter essere portati nei campi di concentramento, nel ‘72 tutti ci rifiutammo di immaginare il massacro delle olimpiadi, un mese prima del 6 ottobre del ‘73 tutti vedemmo le truppe arabe ma tutti ritenemmo che non fossero una minaccia, beh il mese dopo l’attacco degli arabi ci fece quasi capitolare.

Così decidemmo di fare un cambiamento”

IL DECIMO UOMO

“se nove di noi leggono la stessa informazione e arrivano esattamente  alla stessa conclusione è compito del decimo uomo dissentire. A prescindere da quanto possa sembrare improbabile il decimo uomo deve investigare con il presupposto che gli altri nove si sbaglino

Parole chiave: dissenso, presupposto e dubbio!

Irving Janis (1972) definisce il fenomeno Groupthink “un modo di pensare che le persone mettono in atto quando sono altamente coinvolte in un gruppo coeso, in cui la tendenza alla ricerca dell’unanimità è più forte delle motivazioni che ognuno di loro possiede per intraprendere un’altra azione”. Tale approccio è sostenuto da illusione di invulnerabilità (le persone credono di non poter mai fallire) e viene esercitata una pressione diretta o indiretta su chiunque tenti di dissentire. Il “tutti pensano sia giusto così” spesso rappresenta una sorta di coperta di linus che ci fa illudere che la maggioranza abbia sempre più ragione di noi.

Jerry, dopo l’incontro con Warmbrumm, segue la sua intuizione: nota che vengono assaltati solo individui sani e privi di qualsiasi malattia infettiva … non sapremo mai quanto la riflessione con il capo del Moassad sia stata determinante per lui nell’identificazione di una possibile soluzione. Abbiamo un fatto: salverà la sua famiglia. E abbiamo un  altro fatto:  a me piace immaginarla così!

E voi vi impegnate, qualsiasi sia il vostro ruolo, nelle organizzazioni, come nella vita, a garantire che a bordo con voi ci sia sempre un “decimo uomo”?

Che cosa succederebbe se il “decimo uomo” foste voi?

E se aveste il coraggio di sostenere con maggiore vigore la vostra intuizione proprio quando tutti vanno in direzione opposta alla vostra? In che modo agire questo comportamento ci permette di allenare le competenze oggi ritenute strategiche?

Perché, infondo, come sapientemente ci illustra Francesca Gino in Talento Ribelle

I ribelli godono di una pessima reputazione. Siamo spesso portati a considerarli dei piantagrane, bastian contrari e disadattati: quella particolare categoria di colleghi, amici e familiari che ama complicare le decisioni semplici, creare confusione e mostrarsi in disaccordo quando tutti gli altri sono d’accordo. A dirla tutta, però, sono proprio i ribelli a migliorare il mondo, grazie al loro sguardo anticonvenzionale sulle cose. Perché invece che cercare appigli sicuri, rifugiandosi nella routine e nella tradizione, sfidano apertamente lo status quo. Sono maestri dell’innovazione e dell’arte di reinventarsi, e per questo hanno molto da insegnarci.”

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1 commento

  • Jean 5 anni fa

    Certo, come no ?
    Se dissenti ti additano come complottista !!

    Rispondi

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