Scena sul digital detox: metti un giorno, senza smartphone

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Di Maria Rita Colucci

Gli smartphone sono andati. La magica linea internet che nessuno ha mai visto realmente, sembra esser sparita nella sua stessa nebbia. I social sono un ricordo lontano e tutto ciò che possiamo fare è … rapportarci con persone e oggetti reali!

Apocalisse? Un millenium bug ritardatario? No, sono i Maya che finalmente ce l’hanno fatta!

Peggio: ho dimenticato il cellulare a casa.

Ormai uscire senza telefono, romperlo e doverne sopportare una breve astinenza è diventata una di quelle sensazioni da mancanza della terra sotto i piedi: ci avete mai fatto caso? Proviamo un brivido di smarrimento, un momento di black out, il nostro sguardo si fissa perso nel vuoto, e un secondo dopo stiamo pensando a come recuperare nel minor tempo possibile il nostro smartphone.

Se lo dimentichiamo siamo pronti a fare marcia indietro, ripetendoci “in fondo, se arrivo con mezz’ora di ritardo in ufficio cosa cambia? Capiranno, non posso stare un giorno intero senza telefono!” E se invece potessimo, anzi, ci obbligassimo a ingranare la marcia, e continuare la nostra giornata come se nulla fosse?

Tralasciando ovviamente quelle che possono essere delle necessità o delle emergenze ( che poi, quando qualcuno ha davvero bisogno di te trova sempre il modo di mettersi in contatto), quanti di noi sarebbero disposti a praticare un po’ di digital detox?

Non dobbiamo necessariamente tornare ad un mondo “pre-tecnologia”, quanto piuttosto concederci brevi pause, riflettendo sulle nostre cattive abitudini digitali.

Secondo alcuni studi, una persona controllerebbe lo schermo dello smartphone in media 2600 volte al giorno, e sono in costante aumento il numero di quelli che dormono con il cellulare sotto al cuscino, che diventa in questo modo l’ultima cosa che guardiamo prima di andare a dormire e la prima al risveglio.

Quando il telefono non è nelle immediate vicinanze, quasi scarico o senza connessione (magari perché sei in una gita in montagna, che non riesci a goderti) cominci a provare ansia, sconforto, e non riesci a pensare ad altro? Forse allora soffri di nomofobia, ossia la paura e lo stato di agitazione generati dalla mancanza dello smartphone.

Tanto tempo a combattere la paura dell’altezza, dell’acqua, del parlare in pubblico, e mi ritrovo comunque con una fobia solo perché non so allontanarmi da Instagram?

Ebbene si. Abbiamo paura di perderci qualcosa, che la vita vada avanti senza di noi, che leggere in ritardo una notizia, uno stato o un buono sconto lampo di un negozio, ci porti fuori dal mondo. Ma allora ho perso il filo …il mondo è nel mio smartphone?

Che poi vorrei davvero una risposta sincera: di tutti questi imput, messaggi e notizie, quanto ricordiamo? Razionalmente parlando, passando tutto il giorno a leggere qua e la, dovremmo essere super informati, abili conoscitori di attualità, mercati finanziari, ricette vegane, scacchi,  sapere tutto della vita di quel bravissimo attore…

Come volevasi dimostrare. Non ricordiamo niente.

La nostra attrazione verso la messaggistica istantanea affonda le radici in un retaggio dell’evoluzione, in cui il meccanismo stimolo – rapida risposta, poteva salvare la vita.

E come succedeva per i cavernicoli, le pupille si diradano ( permettendo alla luce blu di alterare così la produzione di melatonina), il cuore comincia a battere, ci portiamo in una situazione di “attività verso il nemico”, e secondo alcuni, questo potrebbe essere proprio uno dei motivi per cui le cattive notizie ci colpiscono di più: sono un avvertimento contro il nemico che il primitivo che è in noi, si accinge a combattere.

Ci teniamo pronti ad affrontare qualcosa che, spesso mascherata da fake news, giornalismo particolarmente aggressivo, e disinformazione generale ( è un gatto che si morde la coda), poi in realtà non esiste.

E restiamo in ansia, pronti e in attesa di un nuovo stimolo, che non ci calmerà.

Come possiamo scendere dalla giostra? Non possiamo, ma possiamo rallentare e anche di molto! Pensare a qualcosa che possiamo eliminare, una piccola abitudine sbagliata legata all’utilizzo di apparecchi elettronici, come ad esempio allontanarli durante la notte,  potrebbe essere un inizio.

Durante questo lock down sento molto la mancanza degli amici e delle persone che amo. Le video chiamate mi aiutano a tenere i contatti, ma mai più di ora, sento che non è lo stesso, che qualcosa manca.

Lo scorso 1° novembre, insieme a qualche migliaia di persone ho partecipato all’iniziativa Filmatrix Off, lanciata dal nostro fondatore Virginio De Maio. Detox digitale ed intergale per un’intera giornata: niente tv, niente wifi, niente radio, niente social, niente telefono, niente di niente. Solo natura, giochi con bambini, passeggiate, passioni, cucina, meditazione, lettura e contemplazione.

E indovinate? Siamo sopravvissuti, più consapevoli e capaci di apprezzare l’esperienza della vita vera. Colori più nitidi, profumi, ed emozioni intensificate. L’epilogo di questa scena tratta dalla serie “Modern Family” non è dei migliori, ma è molto verosimile: basta pochissimo per cadere schiavi delle tentazioni e dovremmo cominciare a trattare l’uso della tecnologia come una dipendenza, se davvero vogliamo preservare la nostra natura.

Restare umani! Soprattutto oggi è un’esortazione che scaturisce dal nostro cuore. 

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“Modern Family” è una serie televisiva statunitense creata da Christopher Lloyd e Steven Levitan e prodotta dalla 20th Century Fox Television dal 2009 al 2020. Acquistalo su Amazon

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