Scena sulla formazione: Quello che mi aspetto da te

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Di Virginio De Maio

Il Contesto

Erin Gruwell è una giovane insegnante di lettere al suo primo incarico in un liceo. Si vede affidare una classe composta da latinoamericani, cambogiani, afroamericani e un unico bianco. Tutti nella scuola sono convinti che gli alunni non apprenderanno mai. Riuscirà Erin nella missione dell’insegnamento?

Il punto di vista del trainer

“No, non sono in grado di leggerlo” E’ così che sentenzia la direttrice didattica rivolgendosi agli alunni della Signorina Gruwell.

Per tutti gli insegnanti quegli alunni sono solo una “mandria di analfabeti” pronti a distruggere i libri e a sprecare il loro tempo cercando un istruzione dignitosa.

Il Dott. Roosenthal fu il primo a studiare la legge dell’aspettativa positiva e lo fece proprio in una scuola americana. Gli studenti che venivano presentati come superintelligenti erano quelli che ottenevano i migliori risultati, anche se in verità erano stati scelti tra i peggiori college americani.

Nella scena per Erin Gruwell non è così:

“Signora Campbell, sanno che date loro questi perché non li ritenete all’altezza di libri veri.”

Viene spiegata cosi la “profezia autoavverantesi”, i ragazzi percepiscono la mancanza di fiducia degli insegnanti e quindi ricambiano con la ribellione e il disimpegno, e tutto questo rinfirza le debolezze di entrambi.

Per concludere, può un formatore “fare in modo che gli altri desiderino un’istruzione?” Probabilmente dove il livello di cultura è molto basso l’impresa diventa titanica, ma in altri casi vale sempre la pena di stimolare la curiosità e la voglia di mettersi in gioco e questa è la prerogativa di un Formatore con la “F” maiuscola, ovvero di chi si assume la responsabilità della propria comunicazione.

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