Scena sull’anticonformismo: Non esistono copioni

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Il Contesto

Una professoressa giunge in un prestigioso college per insegnare storia dell’arte, ma dovrà subito scontrarsi con una struttura rigida e reimpostata che non lascia spazio alla creatività e all’innovazione. Il primo ostacolo da superare è la “programmazione” ricevuta dalle sue alunne…

Il punto di vista del trainer

Sono diversi i messaggi che emergono dalla visione di queste 3 scene (montate in sequenza).
Da un lato è possibile riflettere sull’epilogo della scena:
Katherine Watson, l’insegnante, lascerà il college esasperata dal sistema conformista che opprime se stessa e le sue alunne.
Lo farà però, non prima di aver lasciato un’impronta forte, e non prima di aver ridato alle sue alunne la capacità di fare delle scelte in maniera autonoma.
L’autonomia infatti è un altro dei temi evocati. Appena arrivata al college la Watson si accorge che tutte seguono un copione scritto da altri: simboliche le mani alzate dopo aver ascoltato la domanda “Torniamo al capitolo 3, qualcuno lo ha letto?”
Certo che sì! Se si tratta di contenuti previsti dal programma non c’è ragione di dubitare. Ma se si tratta di dubitare di se stesse, di avere un pensiero autonomo, di fare delle scelte assumendosene la responsabilità, allora in questo le sue alunne sono maestre.

La breve sequenza ci mostra un’insegnante determinata a costruire il carattere di future donne, che dovranno prendere decisioni importanti, a volte controcorrente. Eppure il sistema è troppo rigido al punto che lei stessa decide di abbandonare. Ma il solco è tracciato e gli ultimi minuti ci mostrano una Watson acclamata, addirittura rincorsa dalle sue discenti per mostrarle tutta la gratitudine possibile:

“Cara Betty, sono venuta al Wellesley perché volevo fare la differenza, ma cambiare per gli altri è mentire a se stessi;  la mia Professoressa Katerine Watson vive secondo le proprie convinzioni e non accetta compromessi neanche per il college. Dedico quest’ultimo scritto ad una donna straordinaria che ci è stata d’esempio e ha convinto tutte noi a vedere il mondo attraverso nuovi occhi. Quando leggerete questo mio articolo, lei si sarà già imbarcata per l’Europa dove so che troverà nuove barriere da abbattere e nuove idee con cui rimpiazzarle. Ho sentito dire che ha gettato via la spugna per essersene andata, una girovaga senza meta; ma non tutti quelli che vagano sono senza meta, soprattutto non coloro che cercano la verità, oltre la tradizione, oltre la definizione, oltre l’apparenza. Non la dimenticherò mai”

Katherine Watson ha mollato perché si è accorta che il “sistema” era immodificabile e ha fatto una scelta. Anche questo vuol dire essere un leader.

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