Scena sulla formazione: La “vocazione” dell’insegnante nella formazione degli “imperatori”

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Di Stefano Cera

Ho iniziato questa mattina la giornata con la notizia della morte del mio professore di Matematica e Fisica al liceo. Non ero particolarmente “capace” in queste materie e certo non ho mai brillato per “intelligenza matematica” (o forse non mi sono mai granché applicato in queste materie, visto che ho sempre preferito le materie umanistiche). Tuttavia, serbo un ricordo molto intenso e gradevole riguardo questo professore, per la sua simpatia, oltre che per la sua grandissima fede calcistica, che poi era la stessa mia.

La notizia mi ha riportato indietro di 30 anni e mi ha fatto pensare a tutti i professori, alcuni cari, altri carissimi, che hanno accompagnato soprattutto i miei ultimi due anni di liceo. E poi, ovviamente, anche i miei compagni di classe (con alcuni dei quali ci siamo ritrovati su Facebook). Un flashback potente quanto bello, seppur colorato da una sottile vena di malinconia.

E non poteva che essere un segno del destino che questa sera, insieme ai miei cuccioli, mi “imbattessi” in un film di cui avevo sentito parlare ma che non avevo ancora visto, Il club degli Imperatori, film del 2002 con regia di Michael Hoffman e magistrale interpretazione di Kevin Kline.

La storia assomiglia a tante altre viste nei film di Hollywood (e non solo) ed il personaggio interpretato da Kline (il professor William Hundert, stimato professore di storia del St. Benedict College, in Virginia) “risuona” come già aveva fatto l’insegnante di letteratura (interpretato da Robin Williams) ne L’attimo fuggente o l’insegnante di storia dell’arte (Julia Roberts) in Mona Lisa smile o l’insegnante di musica (Richard Dreyfuss) in Goodbye Mr Holland. Tante storie diverse, seppure in fondo con tratti comuni. Un insegnante di grande “impegno” e “successo”, con una profonda passione per il proprio lavoro (che certamente non considera come tale), che vede “passare” generazioni di studenti (alcuni che avranno grandi successi, altri meno) e che, da questa particolare prospettiva, in fondo vede passare i propri anni, quelli della sua vita.

E’ uno di quei film che piacciono a me, in cui si “mescolano” vocazione, educazione, malinconia e apprendimento, nel facilitare l’apprendere. Come dovrebbero essere tutti gli insegnanti, come potrebbero essere tutti quelli che si occupano di formazione, se solo fossero consapevoli dell’importanza di “continuare ad imparare” mentre cerchiamo di facilitare l’apprendimento degli altri.

La storia di questo film è al tempo stesso l’”epopea” di una carriera, da insegnante e da preside (almeno fino a quando qualcuno non gli dice che alla competenza deve fare posto la capacità di “reperire fondi”) e la storia di un uomo che non si arrende all’idea di rappresentare l’esempio della virtù, anche di fronte all’evidenza di attraenti e poco virtuose “scorciatoie” che un suo studente decide di seguire, anche una volta uscito dal college.

Un film che non si limita soltanto a ricordarne altri di questo genere, ma che mostra la “bellezza” della vocazione di chi si occupa di formazione, in questo caso di ragazzi, e il desiderio di imparare qualcosa di nuovo, ogni giorno, proprio da quelle persone che sono lì, per imparare da noi.

Da questo film ho tratto questa bellissima citazione: Sedgewick (Lo studente poco modello figlio di un senatore americano, NdA) è stato una mia sconfitta, ma il valore di una vita non è dettato da un singolo fallimento, né da un solitario successo, e questo me l’hanno insegnato gli altri studenti…. Perché, come dice un mio grandissimo collega ormai ultra-70enne, in fondo posso imparare molto di più io dai partecipanti ai miei corsi che loro da me… perché loro, di fronte, hanno soltanto me, mentre io, di fronte a me, ho tutti loro

E così, stanotte, voglio dedicare questo film, questo “percorso di vita” e di virtù a chi ieri notte se n’è andato… ed agli altri che lo hanno preceduto. E, più in generale, a chi vive con grande “vocazione” il proprio ruolo di formatore. Perché, anche se ormai sono da questa parte della cattedra (anzi, nella formazione di cui mi occupo io, la cattedra – e ciò che essa rappresenta – non esiste proprio!), il formatore che desidero essere (e che non smetto mai di voler diventare, aula dopo aula), ha anche il sorriso sarcastico, la schiettezza e l’accento romano di un uomo che stanotte ci ha lasciato e che mi ha insegnato tanto… anche se in matematica ero, sono e rimarrò sempre, “una pippa scatenata”…

Stefano Cera: Da piccolo ha visto 2001: Odissea nello spazio e si è addormentato al cinema! Tuttavia, da allora ha sviluppato l’“insana passione” per il grande schermo e soprattutto (una volta diventato formatore) per tutto ciò che questo portava all’apprendimento. Sviluppa le sue attività in aula lavorando con i video ed i film… perché una scena vale davvero più di tante parole. Senior Consultant & Experiential Trainer, Autore di Che film ci mediamo stasera? Ovvero, imparare la risoluzione dei conflitti attraverso i video, in La giustizia sostenibile, (a cura di) M. MARINARO, Aracne, Roma, 2012. Lo trovi sul blog: http://formamediazione.blogspot.it

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“Il club degli imperatori” Un film di Michael Hoffman. Con Kevin Kline, Steven Culp, Embeth Davidtz – Titolo originale “The emperor’s club”. USA 2002

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2 commenti

  • Lucia 8 anni fa

    Grazie Stefano, per tutto quello che scrivi, per la passione che metti nell’accendere fuochi; questa sera guarderò il film con mia figlia, le sue amiche e mio marito. Non vedo l’ora di comprare il tuo libro di prossima pubblicazione. Lucia Muni

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  • raffaello bonifaccio 3 anni fa

    Sono stato per circa 20 anni insegnante elementare nella scuola statale. Mi è stata poi offerta l’opportunità d’iniziare un’attività che mi affascinava e pertanto ho accettato. Questa nuova professione mi ha dato tanto, soprattutto in termini economici.
    Ma quando l’altra sera ho visto il film IL CLUB DEGLI IMPERATORI , senza voler fare della retorica , diro’ che ho riprovato sensazioni, emozioni e stati d’animo che mi hanno commosso.
    Ora sono vecchio e non so quanto ancora vivrò, ma i ricordi più belli dal punto di vista umano, che è poi
    quello che nobilita la nostra vita, appartengono a quello splendido ventennio che rammento con gioia un poco di malinconia.

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