Scena sul consumismo: La crisi parte da qui

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Di Virginio De Maio

Charlie eredita un’azienda di scarpe, ma si accorge che a differenza dei racconti rassicuranti del padre la realtà è ben altra. Il bilancio economico è in rosso e l’ostinazione del genitore si è spinta fino a continuare la produzione nonostante la richiesta inesistente. Una follia allo stato puro.

Decide di andare a Londra per recuperare almeno il costo della merce, ma quello che accade non è solo finzione cinematografica. Nella conversazione che avviene tra lui e il grossista si nasconde l’origine della nostra crisi economica.

Charlie: Harry?! Una Price dura praticamente tutta la vita. Un poveraccio che si compra queste scarpe, tra dieci mesi, deve ricomprarsele nuove!?

Grossista: …appunto! E non è fantastico?

Si chiama “obsolescenza programmata” quel meccanismo contorto che ha permesso alle aziende di tutto il mondo di programmare la scadenza esatta della funzionalità di un prodotto prima che questo si rompa definitivamente e venga sostituito con uno nuovo. Con questa “intenzione diabolica” milioni di aziende hanno cavalcato l’era del consumismo (altro che informazione o information technology) alcune puntando sulla quantità, altre sulla qualità, ma quasi tutte urlando: produzione! produzione! produzione!

La classe operaia spinta dalla promessa post-industriale ha partecipato alla sua stessa condanna. Qualcuno si sarà chiesto: Dove andrà a finire tutta questa roba? Come lo stiamo producendo? Ne abbiamo davvero bisogno?

Le risposte sono sotto gli occhi di tutti:

1) L’uomo non fa che costruire discariche

2) L’unica risorsa utilizzata per la produzione industriale è in via di esaurimento: il petrolio

3) Solo il 20% degli oggetti che possediamo sono necessari per la nostra felice permanenza sul pianeta Terra; il restante 80% è spreco, superfluo!

E tutto questo è inversamente proporzionale alla soddisfazione del genere umano, dal momento che la nostra generazione sembra essere più irascibile, insoddisfatta e debole dei nostri nonni.

Ecco i motivi per cui è corretto chiamare l’era post-industriale “era del consumismo” e il web un altro figlio dello stesso. Un modo per soddisfare il bisogno di velocità e produrre di più con meno (meno forza lavoro; più profitti); così costruiremo discariche più grandi, il petrolio finirà prima e riempiremo le nostre case di roba che non serve.

Internet come qualsiasi altro prodotto/servizio dovrebbe sempre rispondere ad un requisito imprescindibile: la sostenibilità e felicità a lungo termine della razza umana sul pianeta Terra.

Ce ne siamo forse dimenticati?

Quale mondo vogliamo lasciare ai nostri figli, e alle generazioni future?

Eppure la soluzione è a portata di mano. Ad esempio
– quando preferiamo una mela (ammesso che sia biologica e non imbastita di pesticidi) piuttosto che uno spuntino frettoloso e insano
– quando preferiamo due passi a piedi piuttosto che la macchina per trascinare il nostro corpo fuori forma per poche centinaia di metri; oppure – quando preferiamo il silenzio che ci costringe a parlare piuttosto che il chiacchiericcio assordante e pessimista della TV.

La verità è che l’uomo poteva fare del bene o del male in ognuna delle ere trascorse e non avevamo bisogno né della TV, né di internet per vivere in maniera etico–sostenibile; lo sanno bene nella Valle di Hunza ai confini tra Tibet e Pakistan dove le popolazioni locali vivono mediamente 130 anni, senza malattie e senza possedere nessuno dei nostri inutili orpelli.

Internet è un’opportunità che può amplificare il bene o il male, è una nostra scelta. Chi ha intenzioni esclusivamente “mercenarie” e a proprio vantaggio, le ha sia offline che online. Invece gli uomini del futuro cominciano a pensare e ad agire in termini di prodotti e servizi “etico-sostenibili” e non in termini di “obsolescenza programmata” come il grossista del film.

Tanto vale per noi imprenditori, tanto vale per noi consumatori; se qualcuno lo avesse dimenticato siamo sulla stessa barca.

Se fosse vero (e lo è in migliaia di aziende nel mondo), quel grossista oggi avrebbe già chiuso i battenti sconfitto dal suo stesso impulso a produrre, schiacciato dalla guerra alla concorrenza, dal taglio al suo personale, che non avendo più uno stipendio non potrà diventare consumatore delle scarpe che l’azienda per cui lavora sta producendo; in un gioco di causa-effetto che vedrà la fine solo quando ci chiederemo:

Cosa è meglio per me e per le prossime generazioni? Ognuno di noi sa di poter vivere con molto meno di quello che ha.

Magari potremmo cominciare eliminando l’80% delle cose che possediamo e che usiamo solo il 20% delle volte.

Una possibile soluzione si intravede anche nel finale del filmato: due uomini , due estremi. Da una parte l’imprenditore volenteroso vittima della produzione ad ogni costo, dall’altra un barbone che ha deciso di vivere col niente. Credo che nessuno dei due rappresenti l’uomo “etico-sostenibile”, forse una via di mezzo. Forse un lavoratore che contribuisca a migliorare il mondo diffondendo il proprio contributo, non necessariamente materiale. Forse un consumatore che prediliga la conoscenza, la natura e le relazioni aggregative, anziché l’acquisto spropositato di merci.

Quanto a “Il Cinema Insegna” usando i messaggi “etici-sostenibili” che convivono in moltissime scene possiamo contribuire a migliorare il mondo.

Mi piacerebbe che tu condividessi quest’articolo, perché il messaggio arrivi il più lontano possibile.

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“…se caso mai non vi rivedessi…
  
buon pomeriggio, buona sera e buona notte!”…
 

(The Truman Show)

Virginio

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8 commenti

  • Fiore Training 8 anni fa

    Sante parole le tue Virginio , facciamoci carico di quello che sta succedendo e riprendiamo il controllo della nostra vita. Dobbiamo renderci conto che l’economia dei consumi dipende da noi …siamo noi che possiamo cambiare le mode; invece sembra che accade il contrario ormai da troppo tempo.
    Ma cosa accadrebbe se di colpo decidessimo di ridurre il consumo della benzina del 50% ?
    Se invece di comprare cibi spazzatura dalle multinazionali comprassimo alimenti locali e controllati ? Magari mangiando di meno !! Quanta salute in più!!

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  • Simona 8 anni fa

    Salve,
    il film l’ho visto e mi è piaciuto molto.
    Condivido in pieno l’articolo che avete pubblicato. Forse perché sono sulla stessa lunghezza d’onda…

    Complimenti!

    Rispondi
  • virginio 8 anni fa

    …grazie a tutti! Ho scritto questo articolo con il cuore e recitando il “mea culpa”, ma siamo davvero alle porte di una nuova era personale e globale allo stesso tempo.
    Siamo tutti protagonisti …

    Rispondi
  • guerrino 8 anni fa

    condivido e mi rallegro che siamo in tanti a volere cambiare il pianeta e mi permetto di lanciare un messaggio olistico per iscriversi
    al cenzimento globale, basta andare google e scrivere censimento globale,villaggio globale,l’anima della terra e da li si ottiene il passaggio della massa critica del 50 per cento e cambiamo il mondo. grazie

    Rispondi
  • virginio 8 anni fa

    … ecco il link

    http://www.censimentoglobale.it

    Rispondi
  • Rosanna 8 anni fa

    ottimo, condivido

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  • SuperMarius 8 anni fa

    CONSUMI E ACQUISTI COMMISURATI AL FABBISOGNO E A KM ZERO, E’ DA ANNI CHE LO DICO PER CONTRIBUIRE A SALVARE, SIAMO ANCORA IN TEMPO (FORSE), L’ASTRONAVE CHE CI STA’ TRASPORTANDO NELL’UNIVERSO CHE CHIAMIAMO IMPROPRIAMENTE “TERRA” MA CHE IO PREFERISCO CHIAMARE LA “GAIA NAVICELLA”… Auguri, ne abbiamo tutti bisogno. SuperMario

    Rispondi
  • Virginio 8 anni fa

    …grazie SuperMario ..io ci sono!

    Rispondi

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