Ottimo film d’animazione e grande esempio di mediazione, ottimo da mostrare anche ai più giovani, per rappresentare i temi legati al cambiamento di “contesto” (e di prospettiva) e dei possibili modi di gestire con creatività le situazioni di conflitto. Il giovane protagonista, Hiccup (figlio del Re di una popolazione vichinga del profondo Nord) diventa il mediatore “culturale” tra il suo popolo ed i “nemici storici”, i draghi, per la ricerca di dialogo e di una convivenza ritenuti impossibili.
Il film rappresenta un “percorso”, attraverso il quale il protagonista dimostra che la soluzione per risolvere l’”eterno” conflitto in essere non passa necessariamente – ed inevitabilmente – attraverso lo scontro e la violenza.
Infatti, Hiccup, a differenza degli altri vichinghi, non combatte i draghi e questo, all’inizio, gli provoca grande imbarazzo, come ad esempio il fatto di essere preso in giro dai suoi amici e, soprattutto, di essere compatito dal padre, perché “diverso dagli altri” ed incapace di usare la forza. Tuttavia questo suo (presunto) lato debole diventa, nel corso della storia, il suo punto di forza; infatti, nella costante ricerca di soluzioni alternative, guarda oltre lo stereotipo dei draghi come nemici giurati degli uomini, vedendo in loro qualcosa di diverso, cercando (e trovando) una via per avere la loro fiducia. Alla fine questa sua “attitudine” lo fa diventare un eroe per la sua gente, l’elemento che rappresenta un ideale ponte tra il mondo degli uomini e quello, sconosciuto e pertanto ritenuto ostile, dei draghi.
Nella vita non tutto è come sembra, e per capire la diverse prospettive è opportuno guardare le cose con occhi diversi. Questo è il lavoro di chi si pone l’obiettivo di risolvere le controversie. Tuttavia è anche importante che aiuti gli altri a farlo, anche quando è un’intera collettività che non riesce ad andare oltre le apparenze.
Per fare questo, Hiccup ricorre all’empatia, che gli permette di cogliere lo stato d’animo dei draghi, i loro sentimenti, le loro emozioni. Infatti, quando Hiccup descrive il primo incontro con Furia buia (il più veloce e misterioso tra i draghi, la chiave per “aprire la porta” del loro mondo),che diventerà il suo migliore amico, spiega di non averlo voluto uccidere (pur avendone la possibilità) perché “aveva l’aria spaventata quanto me. Ho guardato lui e… e ho visto me stesso”. In due parole, ecco spiegato il concetto di immedesimazione nell’altro e di comprensione reciproca. Immergersi totalmente nell’empatia, per rendersi conto di quello che prova l’altro che, in fin dei conti, è anche quello che proviamo noi.
Se diventiamo consapevoli delle nostre sensazioni (e di quelle degli altri) forse trovare un accordo può diventare più semplice, anche tra due creature profondamente diverse, come lo sono, appunto, uomini e draghi.
Lo stesso tema è ripreso nel seguito, Dragon trainer 2 (How to train your dragon 2, USA, 2014, regia Dean DeBlois) che, a differenza del primo film, focalizza l’attenzione sul processo di trasformazione di Hiccup in leader del villaggio. Infatti, se il primo film rappresenta il momento dell’”illuminazione” circa l’esistenza di modalità (e prima ancora di un modo di ragionare) alternative per gestire le relazioni con i draghi, il secondo rappresenta il momento del consolidamento della leadership di Hiccup nel villaggio.
Tuttavia, per quanto riguarda il tema delle relazioni troviamo anche un accenno al ruolo che il giovane ha all’interno del villaggio, un ruolo che lo porta inevitabilmente ad avere una missione di carattere superiore. Infatti, Astrid, giovane ragazza che ha un debole per Hiccup, in una scena di grande significato del film, gli dice: “Tu sei l’unico in grado di portare la pace tra i nostri mondi…”, ribadendo ancora una volta il significato della sua leadership ed il fatto di essere “naturalmente” un ponte tra due mondi, quello degli uomini e quello dei draghi, straordinario caso di mediatore tra due realtà profondamente diverse, ma mai così vicine.
Stefano Cera: Da piccolo ha visto 2001: Odissea nello spazio e si è addormentato al cinema! Tuttavia, da allora ha sviluppato l’“insana passione” per il grande schermo e soprattutto (una volta diventato formatore) per tutto ciò che questo portava all’apprendimento. Sviluppa le sue attività in aula lavorando con i video ed i film… perché una scena vale davvero più di tante parole. Senior Consultant & Experiential Trainer, Autore di Che film ci mediamo stasera? Ovvero, imparare la risoluzione dei conflitti attraverso i video, in La giustizia sostenibile, (a cura di) M. MARINARO, Aracne, Roma, 2012. Lo trovi sul blog: http://formamediazione.blogspot.it
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