Scena sulla dipendenza da tecnologie: S-connessi è meglio

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2045. La vita sulla Terra è distrutta da sovrappopolazione e inquinamento. Per “fuggire” da una realtà disastrosa, le persone si immergono nel mondo virtuale di OASIS. Dalla regia di Steven Spielberg, un film in cui basta indossare un paio di occhiali per svolgere le più disparate attività, suonare il piano, ballare la lap dance, praticare tennis o pugilato ed è all’ordine del giorno ordinare una pizza e vedersela consegnata da un robot volante. Un mondo che i nostri nonni non avrebbero mai neanche lontanamente immaginato, eppure a noi non sembra tanto irrealizzabile …, anzi per certi versi è già qui!

La chiamano “FOMO” (Fear Of Missing Out), è la paura di essere tagliati fuori la “patologia” del nostro secolo. Alla base di questo disordine psicologico, studiato dallo scienziato Andrew Przybylski dell’università di Oxford,insieme a ricercatori dell’Università della California, di Rochester e di Essex, c’è l’ansia che gli altri stiano facendo qualcosa più interessante di ciò che stiamo facendo noi e la paura che, se non restiamo continuamente connessi, rischiamo di perderci qualcosa.

Il 22 febbraio 2018 è stata istituita, grazie a una proposta lanciata al ministero della Salute da Consulcesi Club, network da oltre 20 anni in prima linea nella formazione dei medici italiani, la prima Giornata mondiale della S-connessione contro la dipendenza da web. È stata promossa un’apposita campagna social attraverso l’hashtag #SconnessiDay con lo scopo di raggiungere più persone possibile e sensibilizzare genitori, insegnanti e medici sui pericoli legati a un uso eccessivo di web e smartphone, anche e soprattutto per la salute, visti i risvolti patologici che l’uso di internet sta assumendo, soprattutto tra i più giovani.

Skuola.net, il famoso portale degli studenti, ha deciso di condurre una ricerca, in collaborazione con le Università La Sapienza e Cattolica, per indagare sul rapporto che gli italiani, specialmente gli studenti, hanno con Internet e tutti gli strumenti (app, social…) che ne consentono l’accesso. Lo scenario è preoccupante, soprattutto se si tiene conto dell’eccessivo utilizzo, potremmo addirittura definirlo “abuso”,  dei dispositivi. Su 6.671 persone intervistate, fra gli 11 e i 25 anni di età, è emerso che il 45% di ragazzi e studenti trascorre in media 5-6 ore al giorno online.  A preoccupare, però, più che l’utilizzo continuo e costante, è proprio una sorta di “controllo” ossessivo del proprio smartphone di cui siamo, chi più chi meno, tutti “vittime”. Sembra che ognuno di noi circa ogni 3 minuti venga preso dalla tentazione di sbloccare lo schermo per controllare l’arrivo di eventuali notifiche.

Lo studio fa notare la sensazione di disagio e ansia che assale i giovani in assenza di connessione e che perdura fino al ritorno della stessa. Mi viene da pensare al film commedia “Non c’è campo”, nelle sale lo scorso anno, che racconta le vicissitudini di una classe in gita scolastica di più giorni in un piccolo paesino della Puglia in cui non c’è copertura se non in una ristretta area sul tetto di un palazzo. Relazioni in bilico e rapporti a rischio per assenza di “connessione” lasceranno il posto a sentimenti “reali” che si comunicano con gli occhi piuttosto che attraverso lo schermo di uno smartphone.

Certo, le nuove generazioni godono di un vantaggio enorme nell’avere a propria disposizione tali strumenti, tuttavia, secondo questa ricerca, sembra che solo in piccola parte (11%) i giovani utilizzino il web come strumento di conoscenza, la maggior parte del tempo è dedicata perlopiù ai social network (42%).

Qualche mese fa mi è capitato di assistere ad una scena che mi ha innanzitutto rattristato ma mi ha fatto anche riflettere. Non saprei quale sia il modo più giusto di comportarsi nel trovarsi vicino ad una ragazzina, adolescente, che “elemosina” un like su Instagram ad un suo coetaneo. La mia reazione immediata è stata cercare di spiegarle che la realtà non è una foto con tanti “mi piace”, immortalata in un attimo e ferma in un istante nel tempo. Non credo la mia “esortazione” abbia sortito effetto, d’altronde per loro la realtà è anche questo, vivere, accanto a quella reale, una vita parallela, dove però è tutto perfetto, ripreso dall’angolazione più bella, tutto più lineare e “filtrato”.  Dalla ricerca, a conferma del ruolo invasivo dei social nella loro quotidianità, si evince che circa il 60% dei giovani dichiara di postare almeno un selfie a settimana, il 14% in media uno al giorno, e solo il 13% (oserei dire per fortuna) ammette di postarne più di uno in una stessa giornata.

Se, finanche durante il keynote dell’ultimo Google I/O, gli esperti si sono a lungo soffermati su quali contromisure fornire agli utenti per convincerli a prendersi delle sane “pause”  dal proprio smartphone e dal web, un motivo ci sarà.

A tenerci incollati ad uno smartphone è l’impressione che il mondo possa andare avanti senza di noi. E’ inquietante eppure è così.

It’s time to detox our brain”, scrive in un articolo Mary E. McNaughton-Cassill, del Dipartimento di Psicologia dell’università della California.

In effetti una soluzione ci sarebbe. Lo chiamano “Digital Detox”. Si tratta di spegnere completamente smartphone, tablet, PC e concedersi una pausa dal mondo digitale. Secondo gli esperti, che sia riprendendo il contatto con la natura o per avere un po’ più di tempo per sé, per la famiglia, per gli amici, rimanere sconnessi per un po’ aiuta a “disintossicarsi” e a riprendere con più energie. Passato il senso iniziale di smarrimento, si comincerà a godere della sensazione di essere finalmente disconnessi. Tutto ciò con lo scopo di ri-scoprire quali sono le vere priorità e come stare connessi ma con moderazione.

È diventata ormai una tendenza tra le star e personaggi famosi provare e raccontare la propria esperienza sui blog. Sono nati anche numerosi hotel, anche in Italia, dedicati al digital detox, resort, baite in montagna, dove apprendere e praticare l’arte della disconnessione. It’s time to detox!

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Scena tratta dal film "Ready player one" sulla dipendenza dalle tecnologie e dal web“Ready Player One” è un film di fantascienza distopico del 2018 diretto da Steven Spielberg. La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 2010 scritto da Ernest Cline, che ha anche contribuito alla sceneggiatura del film.

 

 

 

 

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