Per molte persone che rivestono ruoli manageriali, una delle sfide più difficili è acquisire capacità e sicurezza nel parlare in pubblico. Sebbene i maestri dell’oratoria hanno sempre sostenuto che non vi è altra strada all’infuori della pratica, per imparare il public speaking, forse qualche riflessione tratta da film può esserci ugualmente utile. La questione, ad esempio, è affrontata a lungo nel film “Il discorso del re”, l’inverosimile ma affascinante storia di come il re George VI – Bertie – vince le sue paure con l’aiuto di un terapista del linguaggio senza alcuna qualifica, Lionel Logue. Forse non abbiamo un impedimento nel linguaggio come Bertie, ma molti di noi hanno sicuramente familiarità con il sentimento di paura nell’affrontare un discorso o una presentazione e riscoprirsi bloccati, senza parole di fronte ad un pubblico in attesa. Chiunque può diventare però un abile e coinvolgente oratore, anche se introverso. Come?
Con l’esercizio: dietro la performance dei migliori presentatori c’è tanta pratica. Lo stesso Winston Churchill, famoso per i più leggendari discorsi del ventesimo secolo, a quanto pare, sembra si esercitasse per ore in bagno prima di parlare in pubblico. Logue incoraggia Bertie ad esercitarsi diligentemente, rispettando le giuste pause e accenti segnati in rosso.
Provare nella stessa ambientazione: Prima dell’incoronazione del re, Logue e Bertie si recano a Westminster Abbey per esercitarsi a lungo. Acquisendo familiarità con il luogo fisico dell’esibizione, si acquista sicurezza. Se questo non ti fosse possibile, ricorda che per il cervello non vi è differenza tra immaginazione e realtà. Al pari di una performance sportiva, immaginare di essere nella sala in cui avverrà l’evento, immaginare il pubblico, il tuo procedere con sicurezza e l’applauso finale trasmetterà al tuo cervello una sensazione di sicurezza e padronanza.
Prepara i primi 3 minuti con vera maestria: inizia bene e la tua sicurezza crescerà rapidamente, questo è il motivo per cui molti coach raccomandano di memorizzare l’apertura del discorso. Anche prima del discorso finale, Bertie ripete uno scioglilingua insegnatogli dall’amico.
Focalizzarsi su una sola persona: questo trucco potrebbe essere controproducente se ripetuto spesso durante la performance. Tuttavia se sei in cerca di sicurezza focalizzarti su una sola persona, magari un amico o conoscente, può tranquillizzare il tuo “old brain” e permetterti di proseguire. Parlare a grandi gruppi può essere snervante. Il segreto è rivolgersi (ogni tanto) solo ad una persona che conosci e che stimi.
Logue dice al re : “Dimenticate il resto, e ditelo solo a me, ditelo a me, come amico”
nella scena proposta, incoraggiandolo prima del discorso finale, che riuscirà grazie ai suoi insegnamenti. Sollievo, felicità e ammirazione negli occhi degli ascoltatori.
Ora vedremo alcune tecniche che ti aiuteranno a comunicare in maniera efficace, facendo in modo che il tuo messaggio riesca ad emergere nel modo giusto ed essere ricordato.
- Sharpen your focus: qual è il messaggio chiave che vuoi che il tuo pubblico porti con sé e ricordi? Sia che tu stia tenendo una presentazione o un breve intervento in un dibattito, è importante che tu sia chiaro su quel messaggio. Ciò implica una chiamata all’azione, devi cioè essere chiaro su quello che vuoi che il tuo pubblico faccia. Un esempio è lo slogan della campagna del presidente Obama “Yes We Can”.
Nel film “Made in Dagenham” (2010), tratto da una storia vera, l’esuberante mamma Rita O’Grady si fa portavoce del disagio delle 187 operaie alle macchine da cucire della Ford, costrette a lavorare in condizioni precarie per molte ore e a discapito delle loro vite familiari, e combatte per la parità di retribuzione. In uno degli incontri con le donne è senza fiato, nervosa e parla col cuore. Si arma della sua forza e sostiene la sua causa usando logica, passione e humour, intercettando nel cuore dei presenti un bisogno umano universale: il senso di giustizia. E termina con una semplice e determinata call to action, vestita con un potente e conciso slogan:
“Uguale paga o niente”.
- Analogy: l’analogia può essere uno strumento di comunicazione molto potente, utile a spiegare qualcosa di complesso e trasmettere un messaggio velocemente, poiché riesce a creare un’immagine vivida nella mente del pubblico. Pensiamo alla celebre frase di “Forrest Gump”: “la vita è una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita”.
Nel film “Zona d’ombra” (“Concussion” – 2015) il Dr Bennet Omalu è un famoso neuropatologo che vive a Pittsburgh. Quando un giocatore di football si suicida, Omalu scopre numerosi trauma cranici che hanno portato alla disintegrazione mentale. Proseguendo con le sue ricerche, scopre un danno di una zona del cervello nei giocatori di football causato dall’impatto forte del gioco. Nel presentare le sue ricerche a un rinomato neuroscienziato, usa la tecnica dell’analogia per spiegare l’effetto di un ripetuto trauma al cervello. Lo paragona all’atto del “versare cemento nei tubi della cucina: quando si indurisce, blocca il cervello”. La nozione del tessuto cerebrale che si indurisce come il cemento crea un’immagine potente e shockante.
- Story: “Le storie sono un potente strumento di comunicazione, più duraturo delle altre forme di arte”, sostiene Nancy Duarte, scrittrice, presentatrice e CEO americana. Raccontando una storia, basata su una storia vera o inventata che sia, il tuo messaggio verrà più facilmente ricordato dal pubblico.
Nel film “Il ponte delle spie” (“Bridge of spies” – 2015), ambientato negli anni della Guerra fredda, l’avvocato civilista Donovan è recrutato dalla CIA per difendere la spia sovietica Rudolf Abel. In una bellissima scena di riconoscimento, Abel usa una storia, analogia ed emozione per dimostrare a Donovan quanto lo rispetta e quanta fiducia ha in lui. Per farlo, Abel racconta a Donovan la storia di un uomo del suo villaggio, un amico di suo padre:
“Lei mi ricorda un uomo per cui non provavo per niente ammirazione. Veniva sempre a casa dei miei genitori e mio padre diceva sempre di guardarlo ma io non lo guardavo mai. Un giorno vennero a casa guardie partigiane di confine e presero a botte mio padre e mia madre e anche quel signore lì. Io lo guardavo, quei due uomini gli diedero un pugno, ma lui si rialzò. Un calcio, ma si rialzò. Allora le guardie, sorprese, lo lasciarono vivere e dissero una frase in russo, che tradotto significava “uomo tutto di un pezzo”.
Abel sa che Donovan non mollerà, continuerà a subire sconfitte ma si rimetterà in piedi ogni volta e continuerà a difenderlo. Il suo messaggio è molto più potente rispetto a se lo avesse semplicemente elogiato senza l’aiuto della storia.
- Humour: “Se ridono, stanno ascoltando”, sostiene Sir Kenneth Robinson, educatore e scrittore britannico. Un tono scherzoso e ironico in alcuni punti del discorso aiuta a creare un legame col pubblico, mantenendo viva l’attenzione e aiuta a rendere più leggera e comprensibile la veicolazione di messaggi non immediatamente accessibili a tutti.
In “Una scomoda verità” (“An inconvenient truth” – 2006), un film-documentario sul problema mondiale del riscaldamento globale, troviamo un grande esempio di humour. In una scena, quasi alla fine della presentazione, Al Gore, politico e ambientalista statunitense, discute se salvare l’ambiente debba essere a discapito dell’economia.
“Da un lato abbiamo i lingotti d’oro. Mmm. Mi piacerebbe averne alcuni. Dall’altro lato: l’intero pianeta!”.
Attraverso una sottile vena ironica, riesce a mettere in luce la sua idea, che è poi il messaggio chiave del film: non è possibile scegliere tra l’economia e l’ambiente, fare la cosa giusta per l’ambiente è anche la cosa giusta per l’economia.
Anche io resto del parere che per “imparare a parlare in pubblico” è necessario “parlare in pubblico”, questa affermazione viene attribuita a Dale Carnegie, autore e conferenziere americano tra i pionieri del public speaking. In Italia, chiunque voglia davvero imparare a superare le proprie paure e acquisire strumenti utili per diventare un ottimo oratore, può farlo seguendo uno dei corsi più efficaci in assoluto. Trovi tutte le informazioni qui http://www.publicspeaking.it/
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Il discorso del re (The King’s Speech) è un film del 2010 diretto da Tom Hooper e interpretato da Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter e Guy Pearce. Il film ha vinto il premio del pubblico al Toronto International Film Festival, 5 British Independent Film Awards 2010 (su 8 nomination), ha ottenuto 7 candidature ai Golden Globe 2011 (una ha fruttato il Golden Globe per il miglior attore in un film drammatico al protagonista Colin Firth), ben 7 BAFTA incluso miglior film dell’anno e miglior film britannico, nonché 4 premi Oscar su 12 candidature: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura originale.
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