Scena sulle emozioni: Inside out

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Di Stefano Cera

Nella galleria delle produzioni Pixar Animation Studios sono tanti i film che hanno trattato il tema delle emozioni, e parecchi sono quelli che ci hanno regalato parecchie “strette allo stomaco”. Ne ricordo solo qualcuno, a cui sono particolarmente affezionato: su tutti Alla ricerca di Nemo (che rappresenta il “viaggio” che – sono certo – ogni padre sarebbe disposto a fare per salvare il proprio “cucciolo”), ma anche Cars (che trasforma la competizione in un’occasione per “ripensare” la propria vita ed apprezzare il valore dell’amicizia e della relazione con gli altri), Up (che mostra cosa significa “ritrovare” se stessi dopo che la propria esistenza sembra essere finita), Monsters&Co. (un totale ribaltamento dei valori, nei quali alla paura viene dato un connotato completamente diverso, come significato e prospettiva, dando ad essa tutto un mondo nel quale agire, quello dei mostri che agitano i sogni notturni dei bambini), Gli incredibili (un’avventura in salsa “familiare” sul cambiamento e l’abbandono del successo e della notorietà) e Ratatouille (tutti possono essere capaci di fare cose grandiose anche, a volte, totalmente inaspettate). Mi fermo qui, ma una frase di commento potrebbe essere dedicata anche ad altri lungometraggi Pixar.

Tuttavia, quello che è uscito lo scorso 16 settembre si avvia a diventare (oltre che l’ennesimo grande successo della casa di produzione californiana) anche un film “cult” ed uno strumento utilissimo per il formatore “emozionale”. Il titolo è Inside out (traduzione: “Dentro e fuori”) ed è un film in cui le emozioni di Riley, una ragazzina di 11 anni cresciuta in campagna e costretta a trasferirsi a San Francisco per motivi legati al lavoro del padre, sono messe al centro della scena, diventando le vere protagoniste della storia.

L’espressione della vita, dal punto di vista delle emozioni. Anzi, la vita stessa delle emozioni, per spiegarne il respiro, il percorso e le relative dinamiche. E queste assumono la forma di cinque coloratissimi “personaggi” di fantasia (Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia e Paura) – rappresentati nel film come fossero quasi dei super-eroi (ad es. Rabbia sputa fuoco dalla testa, Gioia illumina le cose e Tristezza le raffredda) – che interagiscono continuamente tra loro e “lavorano” (in una speciale “sala di comando” che si trova dietro le quinte della mente e della memoria della ragazzina) come speciali “controllori di volo” per gestire il passaggio della ragazza dall’infanzia all’adolescenza. Ed è interessante rilevare come, nel film, le immagini seguano tali dinamiche, rappresentandole attraverso scelte ben precise di regia. Infatti, come emerge da un’intervista del Direttore della fotografia, Patrick Lin, la composizione del quadro è fondamentale. Riley è al centro tra i genitori quando è gioiosa, mentre si sposta ai margini dell’inquadratura quando il suo umore si rabbuia.

Già dal trailer possiamo avere interessanti anticipazioni su quanto vedremo nel film. Infatti, dopo l’inizio – con Gioia che ricorda la bellezza dei primi momenti di vita di Riley – compare la scritta Sei pronto ad incontrare le tue emozioni? e la “sala di controllo” della vita della ragazza si arricchisce di personaggi (le altre emozioni, appunto…). Poi però succede qualcosa. Tristezza, infatti, per errore, inizia a modificare i ricordi della ragazza e da qui inizia la sua avventura (insieme a Gioia) attraverso i ricordi, l’immaginazione ed i sogni di Riley, con l’obiettivo di rimettere le cose a posto.

Questa avventura si rivela un vero e proprio “laboratorio sulle emozioni” in cui, attraverso la rappresentazione degli stati d’animo della protagonista e le relative dinamiche, agli spettatori viene offerta la straordinaria opportunità di guardarsi dall’esterno, riflettendo su se stessi e la propria sfera emotiva, oltre che sui propri ricordi. Perché, come ha dichiarato il regista Pete Docter, tutte le emozioni che rappresentiamo nel film hanno una loro importanza, servono a qualcosa, altrimenti evolvendo le avremmo cancellate. Sono ciò che ci rende umani. Questo è il cuore di Inside out. Ed è questo “cuore” che vi invitiamo a fare visita, per capire un po’ di più di quali emozioni vive anche il nostro. Tutto questo al cinema, a partire dal 16 settembre.

Stefano Cera: Da piccolo ha visto 2001: Odissea nello spazio e si è addormentato al cinema! Tuttavia, da allora ha sviluppato l’“insana passione” per il grande schermo e soprattutto (una volta diventato formatore) per tutto ciò che questo portava all’apprendimento. Sviluppa le sue attività in aula lavorando con i video ed i film… perché una scena vale davvero più di tante parole. Senior Consultant & Experiential Trainer, Autore di Che film ci mediamo stasera? Ovvero, imparare la risoluzione dei conflitti attraverso i video, in La giustizia sostenibile, (a cura di) M. MARINARO, Aracne, Roma, 2012. Lo trovi sul blog: http://formamediazione.blogspot.it

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