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La burocrazia è un virus che uccide; è il vestito con cui i disonesti travestono le regole. Spesso basterebbe un leggero lenzuolo di lino, ma per approfittare loro impongono coperte, trapunte, piumoni, fino a che il sistema collassa.
Quando una pratica potrebbe concludersi in un’ora, se ne devono impiegare dieci, tra virgole, punti, uffici e approvazioni. Se ci mettiamo che il costo maggiore, il tempo, è invisibile, chi pagherà il conto?
Esistono intere categorie di burocrati che, per giustificare la loro presenza, inventano procedure, regole, controlli, di modo che qualcuno possa sempre dire “abbiamo bisogno di loro”.
Chi fa un uso smodato della burocrazia, con il tempo tende a diventare “cinico”, privo di emozioni. La scena tratta dal film “The Terminal” è a due temperature. Da una parte il calore e la comprensione di Viktor, dall’altro il freddo glaciale del controllore. Persino quando è in gioco la vita umana, di fronte alla supplica, la burocrazia non si scongela, figuriamoci nel cammino di tutti i giorni.
Le medicine sono per il padre malato dell’uomo, ma se non fosse per il coraggio di Viktor (mentire accettandone le conseguenze) probabilmente sarebbe finita male.
Proprio oggi leggo di un altro uomo disperato che pur dovendo riscuotere un credito di un milione dallo stato, è crollato sotto il peso di poche migliaia di euro di debiti. Qual è l’arma invisibile che è stata impugnata per nascondere la disonestà? La burocrazia. Di punti e virgole la gente muore tutti i giorni.
- L’imprenditore che fa la fila, invece di innovare e pensare al futuro
- Il disoccupato alle prese con l’ennesimo modulo
- Il disabile (quello vero) che ogni mese deve dimostrare le sue difficoltà per non perdere quella miseria che riceve
- L’insegnante che perde più tempo a riempire i registri che a stabilire la relazione con i propri alunni
Paradossalmente, in un momento in cui la flessibilità (insieme alla lotta contro l’immoralità) avrebbe potuto tirarci fuori dai guai, sta diventando tutto più rigido. E’ la reazione naturale di chi ha già perso il controllo.
Se non mi sto inventando niente, allora ben vengano uno, dieci, mille Viktor Navorski. L’altro giorno eravamo ai controlli di un aeroporto fuori dall’Italia; mentre stavo buttando via la bottiglia d’acqua, un addetto alla security mi ha bloccato e guardando mia figlia ha detto: “Vada pure, è per la piccola”.
Non avrei potuto, perché è il latte ad essere ammesso, non l’acqua. Ma quell’uomo si stava concentrando sulle “persone” e non sulle regole.
“A volte bisogna glissare sulle regole, ignorare le cifre e concentrarsi sulle persone. Le persone, la tolleranza sono il fondamento di questo paese”
Quanto vorrei che qualcuno facesse di queste parole un mantra di solidarietà, senza aspettarsi nulla in cambio. Viktor si accorge solo dopo che il “palmo della sua mano” è diventato simbolo di “integrità morale”. Soprattutto non si aspetta quell’abbraccio intriso di gratitudine, che di sicuro vale più del denaro.
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Virginio
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è tutto il film molto bello, come del resto quasi tutti quelli interpretati da Tom Hanks.
Rispondilui stesso è vittima della burocrazia ed è costretto a vivere nell’aeroporto. la tua analisi è lucida; speriamo serva a qualcosa
Grazie
francesca
forse servirebbe ai nostri politici …
Rispondi..ho la vaga sensazione Nicoletta che i politici non hanno la sensibilità per lasciarsi emozionare …
Rispondie naturalmente sono le “emozioni” che smuovono le cose….
Rispondibasta che non si confonda la tolleranza con l’invasione che sta subendo l’Italia, altrimenti facciamo presto a passare dall’altro lato della barricata. Qui tra un po’ le medicine per le capre dovremmo comprarle noi ….
RispondiPurtroppo non visualizzo bene il video. La visione s’ interrompe intorno al secondo minuto.
RispondiPotreste reinviarmelo.
Grazie.
Vi seguo sempre.
Catia
Non ce n’è più bisogno.
RispondiAggirato l’ostacolo.
Grazie lo stesso.
L ho visto diverse volte il film ma di questa scena ne avevo un punto di vista diverso.
RispondiRivedere i film ti aiuta a scoprire sempre cose nuove
Chi controllerà i controllori? Si chiede Walter Mathau in un film di cui purtroppo non ricordo il titolo. E’ vero che l’eccesso di burocrazia uccide il sistema, ma la sua assenza porta all’arbitrio, in quanto viene a mancare l’incrocio dei controlli. E’ come l’atrito: ridurlo è sempre un problema, ma se non esistesse non potremmo frenare con la macchina.
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