Ti prego, guarda la scena prima di leggere le mie riflessioni.
GUARDA LA SCENA
Erano tutti presi dalle loro fissazioni, proprio come in tanti. Giorno dopo giorno, seguendo la stessa routine, credendo sempre nelle stesse cose, senza mai mettere in discussione lo status quo, senza imparare una nuova abitudine, senza sfidare le vecchie. L’importante è continuare a fare lo stesso gioco senza che nessuno ti rompa le scatole.
In un mondo dove tutti sono rassegnati, “provarci” è da fuori di testa: “non è possibile”… “non lo puoi fare”… sono le uniche cose che si riescono a dire. Intanto combattono l’apatia con la futilità. Quando ho visto la scena ho immaginato le pareti di quella stanza come i confini della mia vita. Non è diverso lavorare in un’azienda, insegnare in una scuola, vivere in famiglia o anche semplicemente frequentare un gruppo di amici.
C’è uno che vuole provarci, mantenere viva la speranza, e altri che guardano come se fosse montato di testa, anticonformista, un sognatore. Fino a quando, all’improvviso, si crea nell’aria un’energia particolare, un clima di possibilità.
Nella scena i compagni di Randle, osservando la sua determinazione, cominciano a credere che l’impresa sia davvero possibile e che potrebbe anche farcela. Si crea la suspense giusta per far accadere qualcosa e non importa come andrà a finire, lui potrà sempre dire di averci provato, almeno di averci provato.
Non posso fare a meno di pensare a tutte le volte in cui io “non ci ho neppure provato”: non potrò mai sapere come sarebbe andata a finire. Magari ce l’avrei fatta, magari no, non si sa. Non potrò mai saperlo. Ma Randle, invece, non avrà mai quel rimpianto.
Se hai un team, potrebbe essere interessante farsi queste domande: “Cosa dovremmo provare a fare, pur sapendo che è impossibile?”
“Ci sono delle cose che vale la pena provare, al di là di come andrà a finire?”
oppure alzare il livello di possibilità: “Cosa sarebbe potuto accadere se allo sforzo del singolo si fosse unito quello collettivo del gruppo?”
Domande che stimolano il risveglio di “forze” per lo più sconosciute, ma che sarebbero determinanti per qualsiasi tipo di cambiamento: sociale, aziendale, personale. L’uomo è troppo sicuro di sé, quando si tratta di sminuirsi.
Il segreto è sfidare quello che non conosciamo, o che semplicemente è sepolto dentro di noi al di sotto della nostra coscienza, ma che potrebbe rivelarsi “magia” una volta risvegliati. Allarga gli orizzonti e guarda questa stanza come se fosse la società in cui vivi, ogni tanto c’è qualcuno che ci prova. Spesso non ci riesce perché altri 10 stanno gufando contro di lui, lo indeboliscono, lo sviliscono, gli tirano la giacca.
Altre volte invece arriva qualcuno che “non sa che non è possibile” e ci prova, con tutte le sue forze, e riesce. Ricordi Forrest Gump?
Nel film “L’uomo che venne dalla terra”, un biologo dice: “L’organismo dell’uomo è programmato per vivere circa 190 anni, ma in realtà moriamo prima per avvelenamento” (alimentazione e droghe di ogni tipo). Abbiamo prove certe di persone che vivono ancora oggi fino a 140 anni, ma tutto il “sistema” non ha voglia di parlarne perché ciò che mantiene in vita questi individui è la completa incontaminazione da quel progresso che alimenta il “sistema” stesso. (vedi Gli Hunza – Il popolo che non conosce la malattia)
Dunque gli Hunza vivono bene perché non sanno. Cos’è che non sai tu? A quale obiettivo gigantesco dovresti mirare per accedere alla grande energia che possiedi?
Ti lascio queste riflessioni, affinché tu possa dire “almeno ci ho provato”, invitando gli altri a fare lo stesso. Del resto, “Il rischio pesa grammi, il rimpianto tonnellate”.
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(The Truman Show)
Virginio
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stupendo, illuminante: Il Rischio pesa grammi, il Rimpianto tonnellate.grazie.
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