La scena è tratta dalla serie The Good Place, la quale riesce a fondere un’assurdità comica dai toni fantasy ad una sorprendente potenza drammatica, nonché ad intessere una profonda discussione sulla caratteristica identificativa della serie stessa: l’approccio moderno alla filosofia etica.
Sostanzialmente, infatti, la domanda che The Good Place si – e ci – pone è cosa significa essere buoni, e lo fa attraverso la leggerezza tipica della situation comedy.
Prima di analizzare la scena, però, sarebbe utile un breve riassunto delle prime due stagioni.
Dopo essere morta, Eleanor si ritrova in paradiso, dove viene accolta come una delle persone più buone sulla Terra. Scopre subito, però, di essere stata scambiata con un’altra donna e, convinta di non appartenere alla Parte buona, decide di imparare ad essere una brava persona, per evitare di essere scoperta e di conseguenza mandata all’inferno.
Durante il corso della serie, però, l’egocentrica donna cresce in bontà ed altruismo a mano a mano che riesce a divenire consapevole del proprio comportamento amorale, rigettando la sua visione individualista della realtà, e diventando, col tempo, una persona amorevole come mai lo era stata sulla Terra.
È proprio la consapevolezza di sé stessa il punto forte di Eleanor: lei sa quando si trova nel torto, lo percepisce chiaramente grazie a quella vocina nella testa, di cui parla poi il barista, la stessa che ti avverte quando stai facendo qualcosa di moralmente sbagliato: la sua coscienza, in psicologia spesso identificata con il Super-io, ovvero la parte del nostro cervello che agisce da bussola morale, che concretizza gli insegnamenti e le regole ricevute dalle nostre autorità.
Autorità assenti, nel caso di Eleanor, che nella vita ha dovuto far fronte alla loro negligenza educativa sviluppando un precoce senso d’indipendenza e di autoconservazione, spingendosi inevitabilmente ad ignorare la propria bussola morale e quindi a pensare in modo profondamente egoista.
La Eleanor che vediamo nella clip è infatti tornata alle proprie inclinazioni più egoiste, proprio a causa di quella vecchia credenza ereditata che dice che una vita arida di amore sia più facile da vivere.
Nonostante il suo stile di vita egocentrico, tuttavia, Eleanor rimane conscia di starsi “comportando male” nei confronti degli altri, ed è proprio questo il punto: lei crede che uno stile di vita etico sia utopico, impossibile da mantenere a lungo; in fondo essere buoni è un continuo sforzo, spesso non riconosciuto, e può persino renderti il bersaglio di chi approfitta dei tuoi obblighi morali. Meglio pensare a se stessi, quindi.
Una volta morta, tuttavia, il suo sforzo nel diventare una persona migliore, nonostante fosse inizialmente motivato dalla paura di essere cacciata dal paradiso, spinge persino i suoi amici a migliorarsi ed a superare le proprie limitazioni: questo perché lei era l’unica a possedere la consapevolezza di poter essere migliore e la volontà di diventarlo, mentre gli altri umani della Parte buona, convinti di essere sempre nel giusto, non avrebbero potuto comprendere da soli la necessità di cambiare.
Ed è proprio qui che il messaggio dell’intera serie viene a concretizzarsi: il perché di un’azione – e di una vita – dedita alla bontà e all’altruismo non può essere la promessa di una ricompensa ultraterrena, di un beneficio di ritorno a noi dovuto, ma sarà la consapevolezza di noi stessi e l’accettazione della presenza degli altri, con i quali impariamo, sbagliamo, cresciamo.
Infatti, è proprio la vita comunitaria che Eleanor aveva in paradiso a “costringerla” a stare con gli altri, a conoscerli e a prendersi cura di loro.
È insieme che si cresce, pur essendo diversi: ognuno di noi risolleva e sospinge il prossimo a diventare la migliore versione di sé stesso. In questo modo, tutti noi abbiamo la responsabilità morale ed individuale di fare la nostra parte, per poter essere di sostegno ai nostri amici, familiari e sconosciuti, e viceversa accettare l’aiuto che gli altri ci possono fornire.
È proprio questa la più grande sfida per Eleanor: proprio lei che ha fondato la sua vita sulla più stoica autosufficienza, deve imparare a mettere il suo ego da parte, e chiedere aiuto.
Accettare di avere bisogno di qualcun altro.
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“The Good Place” è una situation comedy del 2016 prodotta da Michael Schur , con protagonista Kristen Bell. Guardalo su Netflix
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Bravissimo uomo ( barista per l’occasione). Ne conosco qualcuno e spero che siano la maggior parte
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