Mentre scrivo questo articolo mi trovo in quarantena a causa dell’emergenza del Coronavirus, ormai da più di due settimane, sola, con il mio cane. Lo dichiaro perché penso che gli spunti di riflessione possano avere un significato ancor più ampio alla luce di tutto quello che abbiamo visto, sentito e vissuto in questo periodo che certamente rimarrà indelebile nella nostra memoria. E anche per noi avranno un ruolo fondamentale le scelte che faremo o che non faremo.
Il film inizia con la descrizione di una “ricostruzione di una società dopo la Rovina… Una società di vera uguaglianza basata sulle regole. Ma questa volta vorrei partire da una scena che è verso la fine del film dove Il donatore (Jeff Bridges) e il Capo Elder, il capo della comunità, (Meryl Streep) discutono di scelte, quelle scelte che in virtù dell’uguaglianza e dell’uniformità, erano state eliminate da quella società “riprogettata” e “ricostruita”.
E’ la scena in cui stanno per eseguire una “cerimonia di congedo”, questo è il linguaggio che utilizzano per definire una condanna a morte; il Donatore cerca di fermare l’esecuzione mentre il giovane Jonas sta per concludere l’impresa di superare il confine della memoria per raggiungere l’altrove. Quindi di restituire alle persone la possibilità di conoscere e vivere le emozioni, tutte, il dolore, così come l’amore e con essa, la possibilità di scelta. Il Donatore vede la ricchezza e la pienezza delle potenzialità dell’amore, dei colori di una vita vera fatta di luci e ombre rispetto a quella sbiadita in bianco e nero alla quale la Comunità è costretta, il Capo Elder soltanto il pericolo e preferisce NON correre il rischio.
Il Donatore: Se solo tu capissi le potenzialità dell’amore. Dall’amore nasce la fede, la speranza.
Capo Elder: L’amore è solo una passione mutevole. Può trasformarsi in disprezzo, in omicidio.
E poi continua con tre affermazioni perentorie
Capo Elder: Le persone sono deboli.
Le persone sono troppo egoiste.
Se le persone hanno la libertà di fare una scelta, fanno quella sbagliata ogni singola volta.
Le scelte hanno un ruolo fondamentale. Ben due presupposizioni di base sono dedicate alle scelte: una persona fa la scelta migliore fra quelle che le sembrano possibili in base alle:
- possibilità e alle capacità di cui dispone in quel dato momento
- quante più scelte si hanno meglio è
Presupposizioni che evidentemente si discostano di molto dal pensiero del Capo Elder e dalla società ricostruita che gestisce.
Ma tornando indietro nella storia, visto che siamo partiti dalla fine, qualcuno che decide di riappropriarsi della libertà di scelta, l’eroe che sceglie di varcare la soglia, di andare oltre per il bene comune, c’è. Si presenta e dichiara fin dall’inizio di avere paura, il suo sentirsi smarrito.
…lo ammetto, avevo paura. L’indomani ci avrebbero assegnato i nostri incarichi, i nostri obiettivi. Tutti conoscevano già il proprio ma io no. Io mi sentivo smarrito. Mi sono sempre sentito un po’ diverso. Vedevo cose che gli altri non vedevano. Non ho mai detto nulla. Non volevo essere diverso. Chi lo vorrebbe?
Così come tante volte può essere capitato anche a te e a me, quando uniformarci a qualcosa senza combattere magari rischiando per qualcosa in cui credevamo ci è sembrata la strada più facile.
Jonas prosegue raccontando l’organizzazione e le regole mi permetto di dire “agghiaccianti” della società in cui vive, descrivendo emozioni come
…paura, dolore, invidia, odio come suoni più che parole.
E coinvolge lo spettatore, fin dalle prime scene del film, in una scelta dicendo:
Qualcuno si chiede se devo scusarmi per ciò che ho fatto.
Lascerò decidere a voi.
E guarda caso, Jonas viene prescelto dagli anziani della comunità, in quanto in possesso delle qualità che servono per svolgere il compito che dovrà compiere: l’accoglitore di memorie, quelle memorie cancellate per tutto il resto delle persone, esclusi appunto il donatore, che dovrà addestrarlo, e lui.
Capo Elder: Jonas è stato prescelto… Jonas è in possesso dei quattro attributi richiesti: intelligenza, integrità, coraggio; e qualcosa che posso citare ma che non posso descrivere: la capacità di vedere oltre.
È singolare che le stesse qualità per cui gli Anziani della Comunità lo scelgono sono le stesse qualità che gli consentono di svolgere quella che lui sente la sua vera chiamata: restituire a sé stesso e alla sua comunità la libertà di scelta e, con questa, una vita vera.
Avrei voluto essere lì quando le memorie tornarono. Le memorie erano la verità. Gli anziani e le regole la menzogna. Ed è per questo che non mi scuso.
Presto anche noi ci ritroveremo a “ricostruire” una società, come individui, come famiglie, come organizzazioni, come paese, come mondo e come umanità in genere. Anche noi avremo la possibilità di scegliere, di fare scelte migliori.
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Grazie! Le scene sono molto interessanti e fanno venire voglia di vedere tutto il film.
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