Ti sarà capitato almeno una volta nella vita di trovarti in una nuova città e di chiedere informazioni per raggiungere un determinato luogo. Sono essenzialmente due le tipologie di informatori in cui capita di imbattersi: il passante accorto che ti risponderà “continua dritto, tra 500 metri, nei pressi dell’ufficio postale, spostati sulla sinistra costeggiando un parco, al semaforo gira a sinistra e, dopo altri 300 metri, sarai giunto a destinazione” e che, inevitabilmente, ti manderà un po’ in confusione e la persona più sbrigativa ma, forse, meno precisa, che dirà: “ancora dritto, al semaforo a sinistra e dopo poco sei arrivato!”. Senza saperlo, ti sei imbattuto in due individui con due diversi metaprogrammi.
Nati dal lavoro di Jang e, successivamente, rielaborati da Bandler nell’ambito della PNL, i meta programmi sono dei veri e propri “filtri” che ognuno di noi utilizza per orientarsi nella complessità che lo circonda e con cui scegliere di focalizzarsi su alcuni aspetti della realtà piuttosto che su altri. Adottando questi diversi “schemi” mentali, che possono variare con l’esperienza, col tempo e lo stato emotivo, ci concentriamo sulla “soggettività” della realtà, creando la nostra personale “mappa” del mondo.
Un esempio calzante di ciò di cui stiamo parlando ce lo offre questa simpaticissima scena tratta dal film “C’est la vie – Prendila come viene”. Ritroviamo Max, il burbero e scorbutico wedding planner, che abbiamo già incontrato, in altre scene (contenute nella membership), alle prese con un matrimonio da organizzare e un folle e alquanto variegato team di dipendenti e collaboratori, con le loro insicurezze e problematiche da gestire e tenere a bada.
Nel bel mezzo dei preparativi, Julien, uno dei suoi, gli si avvicina trafelato e preoccupato per sottoporgli “un problema serio” :
“Ho appena visto il tableau della sala e il nome dei tavoli non va bene!”
Tra i tanti tavoli “con titoli di Roman Gary o di Émile Ajar”, la nota stonata del tavolo 12 con “Il viaggiatore imprudente” di René Barjavel, manda il panico il giovane cameriere.
“Bene! Perciò … Dobbiamo sistemare questa cosa!”
“É uguale!”
“No, non è uguale affatto!”
Mentre per il capo si tratta di “un dettaglio” che “non importa a nessuno”, Julien prova a calarsi nei panni degli ospiti, che potrebbero interpretarlo come un atto di superficialità e di poca coerenza :
“Scusa, ma importa a me! La gente non ci capirà più niente … Un po’ di coerenza!”
Julien è un esempio di persona “chunk down”, Max il classico “chunk up”. “Chunk up/chunk down” sono due tipologie in antitesi di metaprogrammi, gli “schemi” di cui parlavamo sopra. Ben inteso che nessuno dei due è migliore dell’altro, può essere molto utile conoscerli e relazionarsi con l’interlocutore sforzandosi di utilizzare il suo metaprogramma. Questo creerebbe fiducia e sintonia istantanea, ma non solo.
Se ti stai relazionando con un “chunk up”, questi tenderà nella sua esposizione, ad andare subito al nocciolo della questione, tralasciando i dettagli. Viceversa, un “chunk down” si soffermerà sui molti particolari del suo racconto.
Detti anche “chunks piccoli”, questo tipo di metaprogramma porta l’individuo a cogliere le infinite sfumature di una questione, perché ogni aspetto, anche il più piccolo, sarà importante per assicurare un buon risultato finale. Si tratta di persone che prediligono i dettagli. Nel caso in cui ti sono state date delle minuziose e particolareggiate informazioni stradali, beh, allora ti sei imbattuto in un “chunk down”.
Il “chunking up” punta, invece, al generale, all’essenziale. Una persona come Max potrebbe dare l’impressione a chi, invece, come Julien, ama curare tutto nei particolari, di essere superficiale. Si tratta di persone che prediligono avere una visione d’insieme delle cose, senza perdere tempo a soffermarsi sulle minuzie. Talvolta, nei rapporti con un venditore o un cliente, evitando di “affollare” il cervello di informazioni che a lui non interessano, ciò si rivela utile.
Se io sono “chunk up”, come nel caso di Max, e mi trovo di fronte un “chunks down”, che, in questa scena, è il suo dipendente Julien, molto probabilmente lo reputerò un gran rompiscatole e lo tratterò, annoiato, con superiorità (“Scusa tanto Julien, ma che caspita vuoi che me ne freghi?”).
Giudicare gli altri e sminuire il loro punto di vista, soprattutto se si tratta dipendenti o collaboratori, non giova, però, affatto alla comunicazione e alla relazione. Anche l’approccio di Julien ha il suo vantaggio, gli permette, ad esempio, di concentrarsi sul dettaglio del tableau che, all’occhio di un ospite attento, può fare la differenza, evitando così il rischio di compromettere, per una banale dimenticanza o disattenzione, la buona riuscita dell’evento.
Qual è allora l’atteggiamento giusto? Nessuno dei due, sono entrambi indispensabili. I meta programmi sono automatismi radicati nella nostra mente, che guidano i nostri processi cognitivi, dunque anche il nostro comportamento. Ecco che il chunking si rivela un concetto fondamentale da apprendere e comprendere per un leader, che può servirsene per imparare ad analizzare i modi di pensare dei propri collaboratori, per riconoscerne le diverse leve motivazionali, per prevederne le azioni e capire su cosa sono maggiormente focalizzati.
Soprattutto, più che a qualsiasi altra cosa, riconoscere i chunk con cui comunicano le persone è utilissimo in fase di selezione delle risorse umane e in fase di ricollocazione. Ci sono infatti dei ruoli ove un chunk up come Max non sarebbe adatto. Pensiamo ad esempio ad un lavoro di contabilità e precisione. Viceversa Julian farebbe fatica a gestire un progetto in cui è necessaria la capacità di gestire le persone.
Dunque, un leader che pensa e comunica con chunk grandi, piuttosto che guardare di malo modo ed essere infastidito da un dipendente che comunica con chunk piccoli , potrebbe trovare una mansione in cui la sua attitudine sia necessaria e utile. D’altronde, per mettere su un team efficiente, è essenziale che tutti i membri riconoscano la personalità, il contributo prezioso e il valore che l’altro può apportare nel perseguire al meglio la strategia d’azione condivisa.
Senza l’accortezza di Julien, e senza la sicurezza di Max, pronto a “disinnescare” le tensioni e le insicurezze degli altri, la cerimonia non sarebbe stata la stessa.
E tu, sei un tipo “chunk up” o “chunk down” ?
Condividi
Acquista il film
“C’est la vie – Prendila come viene” (Le sens de la fête) è un film del 2017 diretto da Olivier Nakache e Éric Toledano, distribuito in Italia il 1º febbraio 2018, dopo un’anteprima alla 12ª edizione della Festa del Cinema di Roma.
Acquista il libro
“PNL al Lavoro – Un manuale completo di tecniche per la tua crescita professionale e personale” di Sue Knight – Acquistalo su Macrolibrarsi.it