Scena sul teamwork: lavorare sull’identità

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Di cinema2010

Da un classico della formazione, un montaggio di scene ci offre l’occasione per parlare di uno dei valori più importanti e fondamento di ogni team, squadra, organizzazione solida e affermata: l’identità.

Herb Brooks guida e allena la neo-squadra statunitense di hockey su ghiaccio 1980 U.S., di cui la pellicola “Miracle”, da cui abbiamo tratto le nostre scene, porta sugli schermi la vera storia. Come in ogni realtà appena nata, Brooks deve insegnare ai suoi ragazzi cosa vuol dire essere una squadra e a lui spetta l’arduo e nobile compito di “riunire” le individualità in competizione tra loro sotto un unico nome e al servizio di un unico ideale condiviso.

Nella prima del montaggio di scene proposte, durante un allenamento sul ghiaccio, il coach chiede a tutti di presentarsi:

“Come ti chiami?”

“Mark Pavelich”

“E per chi giochi?”

“Per i Bulldogs, Minnesota”

I giocatori, durante i mesi iniziali di conoscenza e di pratica, iniziano a presentare se stessi e il nome della squadra da cui provengono. Dalla sconfitta subita durante un’amichevole ad Oslo, il coach capisce qual è il vero problema dei suoi ragazzi. Le competenze tecniche dei singoli possono essere vanificate in un attimo dalla mancanza di coesione e condivisione.

“Pensate di vincere solo col talento? Signori, non avete abbastanza talento per poter vincere solo con quello!”

Con solo pochi mesi a disposizione per preparare la squadra per le Olimpiadi, Brooks decide di puntare allora su un esigente programma di allenamento per far nascere in loro il senso di appartenenza e di unità.

“Trova un fischietto! (…) Non vi va di lavorare in partita? Non c’è problema, lavoriamo adesso! Linea rossa!”

“Ancora … ancora … ancora”, nonostante il custode decida di spegnere le luci, nonostante il disappunto dei tecnici (“Herb, siamo andati avanti abbastanza! (…) Qualcuno si farà male!”), nonostante i ragazzi siano ormai crollati, esausti.

“Quando mettete quella maglia rappresentate voi stessi e i vostri compagni di squadra e il nome scritto davanti è molto più importante di quello scritto dietro. Ficcatevelo bene in testa!”

Finalmente, uno dei membri del team, allo stremo delle forze, prende coraggio:

“Mike Eruzione (…) Io gioco per gli Stati Uniti d’America!”

“È tutto signori!”

Non più per dimostrare di essere migliori e difendere le proprie origini, ma in nome della squadra ora giocano i ragazzi della 1980 U.S.

John Maxwell, esperto di leadership, nel suo bestseller  “Le 17 Leggi Indiscutibili del Lavoro di Squadra”, illustra, tra le altre, la Legge dell’Identità, che afferma: “I valori condivisi definiscono la squadra”.

Sono i valori condivisi che, come un collante, tengono insieme la squadra e, caratterizzandola in modo unico, ne definiscono l’identità. Se una squadra è senza identità lo si riconosce dalla mancanza di consapevolezza e di sintonia in campo, ad esempio. Ed è quello che sperimenta Brooks durante la prima partita.

Avere lo stesso comune obiettivo non basta, intessere relazioni autentiche nemmeno. Sappiamo benissimo, e lo sperimentiamo ogni giorno in ogni gruppo di cui facciamo parte, dalla famiglia alla cerchia di amicizie, fino al team di lavoro, che basta poco perché l’unità venga meno e si sperimentino le prime incomprensioni e sconfitte.

Occorre invece che, seguendo le linee guida di un “leader”, i membri di un team riescano a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda, senza mai prescindere dai mutui valori. Ogni singolo sforzo, ogni punto, ogni traguardo, ogni obiettivo si conquista per il bene del “nome scritto davanti”.

Nel mondo aziendale, ad esempio, questi valori trovano espressione nella “mission”, una dichiarazione di intenti che dell’organizzazione definisce i tratti, la moralità, lo spessore e le scelte etiche.

In azienda come nello sport, l’identità di squadra, oltre che ideale imprescindibile per il bene della stessa, permette ad ogni singolo di sentirsi parte attiva e viva, valorizzare la propria esistenza e poter sviluppare al massimo le sue capacità. Le competenze tecniche del singolo, le sue caratteristiche fisiche psicologiche e morali sono valorizzate all’interno del contesto, che le accoglie, le potenzia e le promuove.

E tu, con la tua squadra, a che punto sei ?

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