Scena sul successo: i “no” che aiutano a crescere

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Di cinema2010

Avete mai sentito parlare di Sara Blakely? Probabilmente no, neanche io ne avevo mai sentito parlare prima di imbattermi per caso nella storia della sua idea imprenditoriale che è diventata una vera e propria leggenda. 1998, invitata ad una festa, la Blakely decide di indossare dei pantaloni bianchi aderenti, per accentuare l’effetto snellente avrebbe voluto indossare dei collant, ma, allo stesso tempo, non voleva rinunciare ad un paio di sandali. Mentre tagliava via i piedi dai collant l’idea geniale: realizzare una guaina modellante “invisibile”. Pochi anni e la Blakely si aggiudica su Forbes il titolo di “imprenditrice miliardaria più giovane della storia”.

A tante donne che le dicono “Sono anni che taglio via i piedi dai collant. Come ho fatto a non pensarci?”, la Blakely risponde che “una buona idea è solo un punto di partenza”.

I proprietari delle aziende tessili, tutti uomini, rifiutavano regolarmente il suo progetto. Tanti sono stati i no da superare e i bocconi amari da ingoiare. Ciò che ha distinto la Blakely dalle altre donne che hanno avuto la stessa idea e che le ha permesso di raggiungere il successo è la sua tenacia, frutto della sopportazione di sette anni di insuccessi nella vendita di fax porta e porta. “Mi chiudevano quasi tutti la porta in faccia (…) Non ci ho messo molto a ignorare i no, e persino a vedere il lato comico di quella situazione”. È così che, con gli anni, ha imparato a non temere più il fallimento, anzi a vederne il lato positivo.

In realtà Sara è cresciuta libera dalla paura dell’insuccesso. Da ragazza, tutte le sere, a tavola, il padre faceva a lei e ai suoi fratelli la stessa domanda: “In cosa avete fallito voi ragazzi questa settimana?”.

“Se non avevamo nulla da dirgli ci restava male” ha detto la Blakely. “ (…) Mio padre voleva che sperimentassimo il più possibile e ci sentissimo liberi di andare al di là dei nostri limiti. Il suo atteggiamento mi ha insegnato a definire il fallimento come un tentativo mancato di fare qualcosa che voglio fare, anziché come il non raggiungimento del risultato giusto”.

Lo scopo del padre di Sara era scacciare via, dalla mente dei figli, lo spettro del fallimento, ridurne l’aura di negatività, facendone argomento delle intime conversazioni familiari intorno al tavolo della cena. La sua domanda era un invito a sperimentare, non per scalare la vetta del successo, piuttosto per apprendere, per crescere e migliorarsi.  Perché, senza dubbio, stare fermi è più sicuro, se non ci si muove non si può fallire. Se non ci mettiamo in gioco, però, solo per la paura di sbagliare, non sapremo mai di cosa siamo veramente capaci.

Sara ha interiorizzato il monito del padre e ne ha fatto il segreto del suo successo.

“È inevitabile perdere di tanto in tanto”, la cosa importante, per un uomo, è “riconoscere le sue sconfitte garbatamente, così come festeggia le sue vittorie”. Così insegna lo zio Henry ad un Max ragazzino, arrabbiato per aver perso a tennis e, ancor di più, per l’esultanza del saggio zio (“Non c’è bisogno di vantarsi tanto”), in questa significativa scena tratta dal film “Un’ottima annata”.

“Max, ma come mai tu non festeggi?”

“Perché io ho perso”

 “Col tempo vedrai che un uomo non impara niente quando vince, perdere invece può condurre a grande saggezza, Max, il nocciolo della quale, poi, è quanto sia più gradevole vincere”.

Sì, perché la fatica della prova e del fallimento danno ancora più sapore alla vittoria.

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Scena sul successo tratta dal film "Un'ottima annata": i "no" che aiutano a crescere“Un’ottima annata” (A Good Year) è un film del 2006 diretto da Ridley Scott, con Russell Crowe, Abbie Cornish, Albert Finney e Marion Cotillard.

 

 

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