Il punto di vista del trainer
A volte i dettagli diventano giustificazioni, alibi per rimandare progetti e azioni.
Ho avuto la fortuna di seguire lo speech di Erika Lemay, performer circense e artista di classe mondiale, durante un percorso formativo della Lenovys e un passaggio mi ha letteralmente steso al suolo.
Erika è la disciplina fatta persona, è difficile immaginare gli sforzi e i sacrifici necessari a quei livelli per portare il corpo a piegarsi oltre misura e coordinare movimenti a limite del possibile. Tuttavia ci sono momenti della sua vita che nulla hanno a che vedere con gli allenamenti, ma che giocano un ruolo fondamentale nella carriera di un artista. Con le parole di Erika: “Il perfezionismo è la qualità dei codardi”, volendo intendere che dietro la nostra pretesa di essere perfetti si nasconde la paura di fallire.
Allora io sono stato un codardo decine di volte senza saperlo, credevo di voler fare le cose bene e invece rimandavo per la paura di non essere all’altezza.
Erika si è presentata davanti ad una platea di duecento manager con un italiano imperfetto fregandosene di questo dettaglio, come da tempo fa quando è il momento di lanciarsi in imprese imperfette ma per le quali si è comunque preparata duramente.
E’ stata una bellissima lezione.
Quando, sospeso nel cielo di New York, Philippe perde il costume potrebbe cogliere l’opportunità di rinunciare aggrappandosi al “perfezionismo”: d’altra parte, trecento piani di altezza potevano essere un buon deterrente. Ma Philippe non è un codardo, anzi non “fa” il codardo – perché nessuno di noi lo è davvero – e risponde così: “Lo facciamo, andiamo avanti, lo farò con questa ridicola magliettina, ma lo facciamo”.
La trovo una metafora ideale, forse perché si parla di un filo sospeso nel vuoto, quel vuoto di certezze che spaventa tutti al punto da abbandonare progetti e sogni, senza mai avere il coraggio di fare il primo passo, costume o non costume, i dettagli non c’entrano. Come dice Erika: “Il perfezionismo è una grande dimostrazione di sfiducia”.
Spostare il peso sul filo è il simbolo del nostra forza come uomini impegnati in un’impresa da cui non si può tornare indietro. Come nella “scena” così in terra, quando Philippe posa il piede sulla corda, tralasciando le imperfezioni del suo costume, si impegna prima con se stesso e poi con il pubblico.
Cosa può fare l’universo in questi casi? Cospirare a suo favore, così la nebbia si dirada, la concentrazione si fa fitta e i contorni spariscono, l’artista resta da solo con l’obiettivo e le sue certezze:
“Una volta che il mio intero peso è sul cavo provo immediatamente una sensazione che conosco bene, sento che il filo mi sostiene, sento che le torri sostengono il filo”.
Le persone ispirate dal suo coraggio non possono far altro che fare il tifo per lui.
Ci sono volte in cui i dettagli diventano “alibi”, e quei momenti possono rappresentare duri colpi all’autostima, perché in fondo noi sappiamo di essere pronti.
Non lasciare che il “perfezionismo” ti blocchi: se l’eccessiva attenzione ai dettagli è la qualità dei codardi, allora la “flessibilità” è la qualità degli impavidi. La scelta alla fine è sempre tua.
Condividi
“…se caso mai non vi rivedessi…
buon pomeriggio, buona sera e buona notte!”…
(The Truman Show)
Virginio
Acquista il film

Acquista il libro
“Il successo attraverso l’Atteggiamento Mentale Positivo – Prefazione di Og Mandino“ di W. Clement Stone, Napoleon Hill – Acquistalo su macrolibrarsi.it