Scena sul marketing: I vetri sporchi

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Di Virginio De Maio

Non è solo una questione di prezzo, di servizio, oppure di vetri sporchi. E’ soprattutto una questione di energia. Quell’energia che noi percepiamo in un negozio, ma che svanisce nel negozio accanto. Quante volte ti sarà capitato di osservare due attività identiche, l’una di fronte all’altra (stessa location), stessi prodotti (positioning e product) con lo stesso prezzo (pricing), eppure l’una piena di clienti e l’altra vuota come l’hotel in “Shining”?

No! Non è solo questione di gentilezza. A volte i commessi non ti guardano neppure in faccia perché hanno la fila di clienti da servire, ma tu continui ad andare in quel posto. Non sai perché, ma ci vai.

E allora cos’è?

Nella scena, tratta dal film “Aspirante vedovo”, Fabio De Luigi interpreta uno sciagurato imprenditore che ha perso il contatto con la realtà. Vede i clienti al servizio della sua attività, piuttosto che la sua attività al servizio del cliente. La magia degli inizi è sparita, i clienti sono solo rogne e i collaboratori marionette su cui addossare le colpe.

Non ci crede più. Questo oggi accade in moltissime attività commerciali.

Dove vedi dei “vetri sporchi”, c’è un imprenditore che ha smesso di crederci
Dietro un commesso sgarbato, c’è un imprenditore arrabbiato
Dietro un “prodotto obsoleto”, c’è un imprenditore obsoleto e dietro l’arroganza c’è l’ego di chi vede il proprio passato come un credito da far valere per l’eternità.

Dalla scena emerge chiaramente il problema. I vetri sporchi, i collaboratori svogliati o i clienti esigenti sono solo conseguenze dell’atteggiamento di un capo che attira intorno a sé un’energia negativa dalla quale le folle fuggono. Senza scomodare la metafisica, un imprenditore dovrebbe chiedersi tutti i giorni “Quali energie trasmetto?”, “Ho ancora voglia di fare quello che faccio?”, e trovare il coraggio di cambiare.

Il web può essere un alleato. Quello che era possibile realizzare 10 anni fa con 10 anni di avviamento, oggi è possibile realizzarlo in 1 solo anno con un decimo del capitale. Dunque non è una questione di strumenti, neppure di soldi, ma di flessibilità mentale e conoscenza. Se coltivi la prima, arriva anche la seconda.

Molte persone sono bloccate in processi e metodi anacronistici che prima di tutto ostacolano l’apprendimento e le corrette informazioni. Modi di dire come “Abbiamo sempre fatto così”, “Ha sempre funzionato” o “Lei non sa chi sono io” (per citare De Luigi nella scena) sono dei veri e propri sabotaggi per tutte quelle strategie che potrebbero funzionare ancora meglio, spesso con meno sforzi e più utili.

Essendo anch’io un imprenditore, esorto me stesso e gli altri con questa riflessione:

Scrolliamoci di dosso il torpore, lasciamo che la curiosità ci guidi, scopriamo nuove cose e dinnanzi ai nostri occhi potranno accadere miracoli. La sfida di oggi non è più “uscire dalla propria zona di comfort”, ma “abituarsi ad una scomodità costante”, e il mezzo per farlo si chiama “apprendimento continuo”.

Che tu possa restare un eterno “principiante” pronto ad imparare con lo spirito e la curiosità di un bambino.

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“…se caso mai non vi rivedessi…
  
buon pomeriggio, buona sera e buona notte!”…
 

(The Truman Show)

Virginio

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