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Nel film “Another Earth”, la comparsa nei cieli di una nuova Terra lascia tutti esterrefatti. Lassù nello spazio c’è un pianeta identico al nostro, con una popolazione identica alla nostra, un altro me e un altro te. Rhoda, dopo aver provocato un incidente ed essere stata in carcere, vorrebbe volare via, oltre le eterne sbarre dei rimorsi, dei sensi di colpa, con l’immaginazione, verso tutto ciò che potrebbe scoprire: una vita migliore.
Il rischio è di finire come l’allegoria della caverna di Platone e quelli che ci vivono. Uno di loro si spinse verso l’esterno e scoprì un modo di vivere migliore. Ma al suo ritorno non venne creduto, venne picchiato e schernito.
Eccone il significato nascosto:
Nella nostra vita, l’esterno della caverna da cosa è rappresentato? E chi sono coloro che vorrebbero tenerci sempre all’oscuro? E cosa ci trattiene dall’andare fuori a scoprire nuovi punti di vista? E’ più la paura, o la fatica necessaria?
Quanto a quest’ultima, la fatica, gioca un ruolo prioritario. Ci tiene inchiodati al suolo, nella caverna, dove ognuno di noi hai suoi quadri, le sue comodità, i suoi mobili. Basta abbellirla, ogni tanto, ritinteggiarla, arricchirla dell’ultimo ritrovato tecnologico, e questo basta per alleviare sofferenze e insoddisfazione.
Ma la fisica insegna che, se vuoi volare, è necessaria più energia per sfidare la forza di gravità che per compiere 10 giri intorno all’orbita terrestre. E’ un fatto di inerzia, di sforzo necessario all’inizio di un cambiamento; ma quando è fatta, quando la forza di gravità è stata ormai superata, la “navicella” non troverà più resistenza e potrà esplorare per anni, senza fatica, nuovi mondi.
Invece, la paura del nuovo non può che essere “paura di perdere il vecchio”. Come Rodha ci ricorda, molto spesso le scoperte significative sono giunte da chi non aveva granché da perdere. Una buona posizione economica non è mai stato indice di “curiosità esplorativa”, difficilmente le persone ricche sono quelle che hanno cambiato il mondo. Piuttosto le persone normali, “cambiando” il mondo, si sono arricchite, e questo è un fatto che dovremmo ricordarci sempre. Perché tu, come me, sei una persona “normale”.
Per certi versi questo è un momento eccitante. Molte persone non hanno niente da perdere e se è vero che la disperazione a volte può annebbiare la vista, altre volte può esprimere creatività costruttiva. Può esprimere rinnovamento.
Quando John, rivolgendosi a Rodha, dice:
“Non sai che cosa c’è lì!”
lei risponde:
“E’ per questo che ci andrei!”
Se in questo momento tutto intorno a noi urla “Non sapete cosa c’è nel futuro”, insieme rispondiamo
“E’ per questo che ci andremo!”
Per la voglia di un mondo nuovo e migliore.
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(The Truman Show)
Virginio
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Grazie per questo contributo,
Non ho mai scritto commenti sui vari stimoli che ci proponi… In silenzio ho sempre approvato e silenziosamente ti ho sempre ringraziato… Ma questa riflessione è bellissima e spiega benissimo l’importanza di avere il coraggio di uscire, di osare, di non farsi troppe domande… I perchè, i cosa, i quando sono spesso superflui… E ci bloccano ci mettono paure..!
Grazie
Lucia
Rispondi..bellissima anche la tua riflessione Lucia !
Rispondipensando a me stesso , più sono stato “incosciente” …più ho realizzato nella mia vita.
Grazie Virginio
Rispondi..Grazie a te Marco ..per essere sempre presente . Un abbraccio
RispondiGrazie Virginio, ancora un’altra volta arrivi nel momento giusto.
RispondiCiao Virginio, non ho ancora abbastanza carburante per vincere la “forza di gravità” che ancora mi trattiene dall’andare oltre… intanto agisco per accumulare scorte di “carburante” ma non posso e non devo aspettare di avere i “serbatoi” completamente colmi altrimenti potrei non partire mai.
RispondiTi e seguo e seguo sempre Voi Matrixiani e non, Vi mando un grandissimo abbraccio dal mio “paradiso” naturale la Sardegna. SuperMarius
La paura dell’ignoto crea la prigione volontaria.
RispondiBello lo spunto dato da questo film con la nuova prospettiva della scelta della libertà