Scena sulla multisensorialità: Aiutare con il reframing

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Di Virginio De Maio

Il Contesto

Toscana, 1971. Il piccolo Mirko perde la vista a causa di un incidente e viene costretto a frequentare un istituto per ciechi. Mirko non vuole accettare la sua limitazione e resiste con tutte le sue forze alle lezioni dell’insegnante.

Il punto di vista del trainer

Il reframing è una prospettiva che fornisce al soggetto maggiori possibilità di scelta. Affonda le sue radici nella PNL (programmazione neurolinguistica) e ha lo scopo di ampliare il punto di vista della persona.

Solitamente le persone si muovono da una “cornice problema”, e cioè vi propongono il problema: “Credo di non avere più la stessa passione per il lavoro…”, “Non sono capace di fare questa cosa…” ecc. L’obiettivo del “reframing” è quello di passare da una cornice “problema” ad una “soluzione” o “risultato”.

Nella scena, Mirko è un bambino non vedente che parte da una “cornice problema”.Si rifiuta di accettare la sua limitazione e continua a ripetere: “Io ci vedo”.

L’insegnante, applicando il reframing, piuttosto che contrastare il suo punto di vista, sposta la sua attenzione sugli altri sensi: “Lo so che ci vedi… (uno dei presupposti di questa tecnica è ricalcare lo stato d’animo dell’interlocutore) …anche io ci vedo, ma a me non basta…! …Quando vedi un fiore non ti viene voglia di sentire il profumo, di annusarlo? …Con la neve… quando cade la neve non ti viene voglia di camminarci sopra tutto quel bianco? Di toccarla… di vedere che si scioglie nelle mani?”

Intanto l’insegnante ha spostato il focus di Mirco sugli altri sensi e continua: “Quando i grandi musicisti suonano… loro chiudono gli occhi… sai perché? Per sentire la musica più intensamente… perché la musica si trasforma, diventa più grande… le note più… intense… come se la musica fosse una sensazione fisica! …Hai cinque sensi Mirko… perchè ne vuoi usare solo uno?” Nel perseguire il suo obiettivo, l’insegnante non mette mai in discussione la convinzione del bambino, ma vuole ampliare gli orizzonti del piccolo e fare in modo che utilizzi gli altri sensi.

Infatti la scena è anche un ottimo esempio di comunicazione multisensoriale.

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