“Perché non sorridi mai?”
“Perché sorridere è una roba da ricchi … è roba da ricchi nel senso che è roba da gente felice”.
“Beh, è proprio qui che ti sbagli. È sorridere che rende felici!”.
Sorridere alla vita. È ciò che il vecchio saggio Ibrahim vuole insegnare al giovane Momo, protagonisti di questa scena tratta dal film “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano”. Accompagnandolo nel cammino lungo e tortuoso della ricerca della felicità, Ibrahim intende iniziare il ragazzo alla sensibilità, trasmettendogli l’arte di riconoscere la bellezza della vita in ogni sua forma e l’arte di apprezzare ogni giorno le piccole cose che ci circondano, nonostante le difficoltà. Piccole cose come un sorriso, ad esempio.
“Prova e vedrai!”.
Momo decide di provarci, e ottiene dei risultati inaspettati, con l’insegnante, che, anziché redarguirlo, si mostra disposta a spiegargli di nuovo la lezione che non ha capito, con quella bella donna che tanto desidera ma che lo ha sempre rifiutato.
“Vedi, funziona! Non ci manca niente!”.
“È sorridere che rende felici”. E non viceversa. Chissà perché siamo portati a pensare il contrario.
Richard Wiseman, docente di psicologia e ricercatore britannico, nel suo libro “The As If Principle: The Radically New Approach to Changing Your Life”, ha illustrato un particolare meccanismo del nostro cervello per cui non sorridiamo perché siamo felici, ma siamo felici perché sorridiamo. Vuol dire che è quello che facciamo a determinare il nostro stato d’animo, e non viceversa. Dunque, per essere più felici, dobbiamo iniziare a pensare di voler esserlo e comportarci come se lo fossimo già. State pensando che vi sto suggerendo di sorridere anche senza averne un motivo? Proprio così.
È esattamente ciò che fa Momo quando Ibrahim lo esorta a provarci. Magari un sorriso finto potrebbe darci l’input e dare il via alla catena del sorriso che, se ci riflettete, è contagioso.
Ci era arrivato già un po’ di tempo fa il filosofo e maestro buddhista Daisaku Ikeda:
“Il sorriso è la causa non l’effetto della felicità”.
Il segreto per iniziare a crederci è superare alcune convinzioni e alcuni schemi mentali nei quali tendiamo troppo spesso a “rintanarci”. C’è chi pensa che solo raggiungendo certi risultati, come trovare il lavoro o la persona dei propri sogni, si può essere felici, e vive nell’attesa, non riuscendo a trovare motivi per esserlo nel presente. Molti credono di non poter esserlo più, e così reagiscono con rabbia e autocommiserazione a quello che succede nella loro vita, auto-relegandosi nell’apatia e nel vittimismo. Quotidianamente, almeno per un po’, dovremmo riflettere sul fatto che le difficoltà fanno parte della nostra esperienza e che l’arte di vivere sta proprio nel mantenere “il sorriso” nonostante tutto.
Se ancora non ne sei convinto, sappi che sorridere ti farà acquistare più fiducia in te stesso e ti sarà ti grande aiuto anche all’interno dell’ambiente di lavoro, contribuirà a creare un clima distensivo e a migliorare i rapporti con i colleghi, favorendo un tipo di connessione empatica.
“Sai che se più bella quando sorridi?”
“È terribile un sorriso!”.
È proprio così. Un sorriso ha il potere di illuminare gli occhi, modificare l’espressione e i tratti del viso. Sorridere rende belli.
Sei ancora del parere che sorridere sia “roba da gente felice” ?
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“Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano” (Monsieur Ibrahim et les fleurs du Coran) è un film del 2003 diretto da François Dupeyron, tratto dal romanzo omonimo di Éric-Emmanuel Schmitt. Il film è stato presentato fuori concorso alla 60ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
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